Con Camilla Marinoni l’arte è un inno alla vita

di Elia Zupelli
L’artista Camilla Marinoni
L’artista Camilla Marinoni
L’artista Camilla Marinoni
L’artista Camilla Marinoni

«Un omaggio alla memoria di chi ci ha lasciato e allo stesso tempo un monito sulla caducità dell’esistenza e un tributo alla sua magnificenza. Una riflessione lucida e disincantata, ma non per questo priva di speranza nel futuro, all’interno della quale tradizione letteraria e territorio giocano un ruolo di rilievo». È il messaggio sotteso «Alla muta cenere io canto», mostra che Camilla Marinoni ha concepito «come un itinerario nei secoli, che dai carmina del poeta latino Catullo arriva fino alle riflessioni sulla condizione umana della filosofa Hannah Arendt, passando attraverso la potente ritualità del vino e la bellezza senza tempo del nostro lago». Il viaggio si potrà intraprendere dal 6 agosto negli spazi di Leonesia, Fondazione Vittorio Leonesio, di Puegnago del Garda, dove la mostra - a cura di Mariacristina Maccarinelli e Lidia Pedron - inaugurerà alle 18.30, per poi rimanere allestita e visitabile fino al 5 settembre (info, orari e prenotazioni www.villaleonesio.it). «I temi all’origine del progetto sono quelli della commemorazione e del ricordo di chi ci ha lasciato, interpretati attraverso una serie di riferimenti letterari, per uno sguardo al passato e ai suoi riti arcaici, che ci accompagnano fino ai giorni nostri e alle sofferenze della contemporaneità - esplicita il manifesto -. Accanto a queste tematiche, grandi protagonisti sono poi il vino e il lago, che rappresentano i simboli per eccellenza della Valtenesi». Il percorso, in quattro ambienti espositivi, si configura dunque come un’esperienza multiforme, multimediale e multisensoriale, un potente inno alla vita scandito in bilico tra suoni, video e altre connessioni. Linguaggi che Marinoni (1979, originaria di Bergamo) evoca per mezzo di una ricerca fondata su un racconto intimo e personale, che indaga gli aspetti sociali e spirituali del vivere quotidiano: la sua produzione, estremamente eterogenea, spazia dalla scultura all’installazione, al disegno alla performance; tra i materiali prediletti, il filo e la ceramica, elementi archetipici legati all’universo femminile. E alla luce della speranza. «Solo creando e lasciando qualcosa che “rimane” possiamo vincere la morte o affrontarla in modo differente».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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