Con Masina in Valcamonica il protagonista più pacioso

•• Con la Vittoria Alata a Brescia, c’è un motivo in più per leggere «Don Arlocchi e il mistero della statua di Minerva»: nell’ultimo libro di Ernesto Masina non mancano scavi archeologici, preziosi reperti e tanta brescianità. Come tutti i libri dello scrittore, è ambientato a Breno: la vicenda gira intorno alla figura di Don Arlocchi, sostituto del parroco assente per le ferie, un settantenne dall’anima semplice che ogni mattina celebra la messa per quattro vecchiette e il cui unico vizio è una tazza di caffellatte con i biscotti preparata dalla Perpetua per colazione. Mai vorrebbe trovarsi coinvolto nelle indagini di un delitto, ma qualcuno pensa bene di rivelargli che in Degna, vicino a Breno, un uomo è stato assassinato. Le informazioni sarebbero vincolate al segreto confessionale, ma di fronte a un fatto tanto grave Don Arlocchi sa di non poter tacere: dopo essere corso sul luogo con il fedele sagrestano, si precipita in commissariato per denunciare il ritrovamento del cadavere. Con il maresciallo Costamagna inizia un gioco di indovinelli e perifrasi che permettono di svelare velando, senza violare il sacramento. La verità affiorerà dopo l’immancabile colpo di scena finale in un libro che si presenta come un giallo, ma del mistero ha ben poco: tutti gli indizi compaiono agli occhi del prete al momento giusto, mentre i testimoni sembrano morire dalla voglia di andare in confessionale per rivelare fatti scottanti e aiutare Don Arlocchi a incastrare ogni tassello nel punto giusto. La bellezza di questo libro non sta nella suspense, ma nella simpatica figura di un protagonista pacioso e paesano, ingenuo eppure dotato di insospettabile acume, e nei personaggi che si muovono intorno a lui. La statua di Minerva non è che un MacGuffin per sfogare la voglia di raccontare una storia modesta, piacevole e simpatica come Don Arlocchi.•. A.Cast.