Con Prestini torna alla luce un periodo fra i più divisivi

di Magda Biglia
Patrizia Volpe, Marco Fenaroli,  Tita Prestini e Sara Centenari
Patrizia Volpe, Marco Fenaroli, Tita Prestini e Sara Centenari
Patrizia Volpe, Marco Fenaroli,  Tita Prestini e Sara Centenari
Patrizia Volpe, Marco Fenaroli, Tita Prestini e Sara Centenari

Con un romanzo, «La prima legge di Aguirre», affronta uno dei periodi storici più difficili, una delle situazioni ancora controverse e divisive, di quelle con cui è difficile fare i conti. È al suo terzo titolo Tita Prestini, noto giornalista bresciano, dopo due gialli sul commissario Settembrini, pure quelli immersi in uno sfondo di carattere storico e pronti alla terza puntata. Il nuovo protagonista, invece, Assuero Persichetti detto Nuvola, si era già visto in «L’uomo che voleva uccidere il diavolo». Ed è proprio da quel libro che è nata in Prestini la voglia di approfondire un fatto tragico del maggio 1945, lo sterminio da parte dei «titini» degli sloveni in fuga dalle vendette, dalle violenze «e anche dal comunismo». Ospite di Librixia con la giornalista Sara Centenari, redattrice di Bresciaoggi, con l’assessore comunale Marco Fenaroli (per anni presidente di Anpi e membro della Casa della Memoria) e con l’attrice Patrizia Volpe a leggere alcuni brani, Prestini ha parlato del contesto storico, della strage organizzata non impedita dagli inglesi che avevano bloccato i fuggitivi al confine austriaco «perché l’esercito di liberazione di Tito era alleato» come spiegato da Fenaroli che ha preso il libro di Prestini come stimolo per gli studiosi. «Gli sloveni vengono dimenticati ma quella è storia dell’Europa e lì ci sono i segni di tragedie future, gli strascichi non si esauriscono, ritornano». Così come, secondo lui, «non vanno nemmeno sottovalutate le responsabilità del fascismo nell’oppressione dei Balcani». «Non sono uno storico ma ho pensato, sotto forma di racconto o romanzo breve, di raccontare quelle sofferenze, quel viaggio senza speranza che Nuvola fa all’inverso per motivi che saranno una sorpresa» ha raccontato l’autore. Nuvola, riemerso dal primo libro, che è collocato posteriormente nel 1954, era per Prestini «l’uomo giusto per questa narrazione delicata, un convinto comunista nel quale far nascere qualche dubbio e bisogno di saperne di più». Una narrazione che invita a rimandi ad altri conflitti, ad altre minoranze schiacciate, a riflessioni sulle guerre che, dopo la fine, non finiscono mai.

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