PROTAGONISTI

Stewart Copeland & Irene Grandi, prove di show da Cavalli: «Qui in Italia è un sogno»

di Elia Zupelli
Il fuoriclasse della batteria insieme alla cantante toscana al lavoro a Castrezzato per una settimana di registrazioni e prove della sua opera The Witches Seed
Stewart Copeland da Cavalli Musica a Castrezzato: il 22 e il 23 luglio a Tones Teatro Natura debutterà in prima mondiale l’opera rock The Witches Seed
Stewart Copeland da Cavalli Musica a Castrezzato: il 22 e il 23 luglio a Tones Teatro Natura debutterà in prima mondiale l’opera rock The Witches Seed
Stewart Copeland da Cavalli Musica a Castrezzato: il 22 e il 23 luglio a Tones Teatro Natura debutterà in prima mondiale l’opera rock The Witches Seed
Stewart Copeland da Cavalli Musica a Castrezzato: il 22 e il 23 luglio a Tones Teatro Natura debutterà in prima mondiale l’opera rock The Witches Seed

Profetico fu il titolo della sua autobiografia: «Strange things happen». Strane cose accadono. E pur a una decina di annetti comodi dalla pubblicazione, continuano ad accadere. Qui a due passi, dietro l’angolo, in quella zona limbica dove il surreale diventa reale in un fine maggio qualunque: così, come se nulla fosse, sua eminenza ritmica Stewart Copeland, batterista e fondatore dei Police, oltre sessanta milioni di dischi venduti e cinque Grammy Awards, si è seraficamente manifestato negli studi di Cavalli Musica in quel di Castrezzato.

Con lui anche Irene Grandi (l’altra sera insieme a Propaganda Live) e un cast internazionale ad affiancarlo per «una intensa ed emozionante» settimana di registrazioni e prove della sua opera The Witches Seed, che debutterà in prima assoluta a fine luglio al Tones Teatro Natura, tra le rocce della Cava Ronchino a Oira, in provincia di Verbania. Prove generali con riverberi bresciani, dunque, per quella che è stata annunciata come «un’opera rock ispirata a una storia vera». Popolata di streghe, persecuzioni, piani diabolici e illusioni, paganesimo, magie e rituali tra realtà e visioni distorte…Dal libretto di Jonathan Moore, per la regìa di Manfred Schweigkofler e con protagonista proprio Irene Grandi, lo spettacolo promette di essere un’esperienza immersiva e totalizzante: «Ero un batterista che sognava di essere un vero musicista, quindi essere qui in Italia a fare opera è un sogno. È fantastico. Grazie Italia!» ha incalzato il groove lo stesso Copeland durante la presentazione del progetto.

Da sempre proteso verso esperienze musicali trasversali ai Police, dalle colonne sonore per film come «Wall Street» di Oliver Stone e «Rumble Fish» di Francis Ford Coppola, passando per supergruppi come i Gizmodrome con Mark King (Level 42), Adrian Belew e Vittorio Cosma, Copeland (70 anni il prossimo 16 luglio e decisamente non sentirli) ha poi ammesso in grande stile che «anche se mi piace suonare in una band rock su un grande palco, scrivere opera è la cosa più divertente che un musicista possa fare con i vestiti addosso». Figlio di un agente della Cia sotto copertura, cresciuto in Libano, con una passione nemmeno troppo segreta per il polo e i viaggi da documentarista fra i pigmei del Congo, Copeland inevitabilmente nelle sue ultime uscite pubbliche ha pure riavvolto il nastro alle origini del grande successo. Con lucidità e senza falsa modestia: «Se oggi qualcuno vuole scrivere la Storia senza i Police, non è la Storia – è una storia». Salvo poi confidare a Rolling Stone, pungolato sulla musica del caro, tantrico Sting, «preferisco rispondere ‘non è quello che farei io'…Il mio genere preferito è il blues, mi piacciono la sua semplicità e onestà: in tre note devi far sentire una sofferenza che non puoi fingere».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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