DANTE UNO DI NOI

di Camilla Ferro
Il sommo poeta Dante Alighieri (1265-1321)
Il professor Vittorio Zanon premiato dall’ex presidente Ciampi
Il sommo poeta Dante Alighieri (1265-1321) Il professor Vittorio Zanon premiato dall’ex presidente Ciampi
Il sommo poeta Dante Alighieri (1265-1321)
Il professor Vittorio Zanon premiato dall’ex presidente Ciampi
Il sommo poeta Dante Alighieri (1265-1321) Il professor Vittorio Zanon premiato dall’ex presidente Ciampi

Nel 1321, tra il 13 e 14 settembre, moriva il Sommo Poeta. Per il settecentesimo anniversario della sua morte, oltre venti città e luoghi cantati nella Divina Commedia lo celebrano, a partire già da quest’anno, con diverse iniziative. Tra queste c’è Verona, dove Dante Alighieri è vissuto dal 1312 al 1318, scrivendovi parte dell’opera. La città è citata nel Paradiso dall’avo Cacciaguida che, profetizzando l’esilio, predice a Dante «Lo primo tuo refugio e 'l primo ostello/ sarà la cortesia del gran Lombardo/che 'n su la scala porta il santo uccello/ch'in te avrà sí benigno riguardo/ che del fare e del chieder, tra voi due,/fia primo quel che, tra li altri, è più tardo». Il gran lombardo è Cangrande, la scala è lo stemma degli scaligeri impresso su molti monumenti veronesi. Alcuni addirittura credono che la descrizione della porta dell’inferno sia stata ispirata dal portale bronzeo di San Zeno, o ancora che la struttura a cerchi concentrici decrescenti sia stata suggerita dalle file di gradini della cavea dell’Arena. L’abate veronese di San Zeno è tra gli accidiosi del Purgatorio mentre è del febbraio 1320 la disputa in materia di fisica terrestre, intitolata «Quaestio de aqua et terra», che Dante tenne nella chiesa di Sant’Elena, oggi San Giorgio. Si diceva, 700 anni dalla morte, nel 2021. E Verona inizia già ad omaggiare il «suo» poeta attraverso uno dei dantisti più apprezzati nel mondo scolastico: il professor don Vittorio Zanon, una vita dedicata all’insegnamento dell’italiano al liceo classico «Alle Stimate», è il relatore (a partire da questo venerdì alle 17.45 nell’aula magna dell’istituto di piazza Cittadella) di una serie di incontri che andranno avanti fino al 2021 dedicati alla «Lectura Dantis». Dopo l’excursus sull’Inferno con la prima lezione su «Divina Commedia come Bibbia laica», toccherà il 25 ottobre a «La selva vista dal Cielo», il 22 novembre a «Paolo e Francesca, quale amore?» fino al 13 dicembre a «Ulisse, perchè ha fallito». Nel 2020 il professore analizzerà i canti più importanti del Purgatorio e nel 2021 quelli del Paradiso. Perchè, professore, è doveroso e utile continuare a parlare di Dante? Perchè è sempre vivo, letto e commentato in tutto il mondo. Forse, purtroppo, più all’estero che qui da noi. Quando ho cominciato ad insegnare, 50 anni fa, l’Italia lo trascurava e c’era addirittura chi lo voleva eliminare dai programmi scolastici. Anche a Verona ci sono state scuole che non portavano la Divina Commedia nel programma d’esame della maturità. Sbagliato, sbagliatissimo, prima di tutto perché è un’opera d’arte perfetta dal punto di vista della lingua italiana. Poi perchè non è solo la storia di un uomo che vuole ritrovare sé stesso, che vuole superare il peccato e per farlo deve conoscere ciò che accade nell’aldilà, ma è anche la storia dell’umanità intera. Nello sconfinato mondo globale dei nostri tempi, resta un porto fermo, un’ancora a cui aggrapparsi... Dante rappresenta le «radici», voce mondiale e patrimonio dell’umanità. Ma è anche «futuro» perchè con il suo insegnamento a seguir virtute e canoscenza è profeta del progresso con una visione moderna dell’esistenza. Dante è un anticipatore di ogni tempo, sempre attuale, anche a 700 anni dalla morte. I ragazzi lo capiscono? Quando un insegnante legge la Divina Commedia non come semplice esercizio di letteratura ma cercando di farla apprezzare, di farla entrare nei cuori, allora sì, allora è fatta. Dante, è una critica dei detrattori, parla solo ai credenti. La Divina Commedia ha una importanza altissima nella formazione di tutti, non solo di chi crede. Nella storia della nostra civiltà nessun’altra opera ha influito tanto positivamente nell’indicare gli orientamenti generali che devono guidare l’azione politica e la collaborazione tra le istituzioni, così come l’agire dei singoli mossi dalla ragione. Dante parla a tutti, è innegabile. Lei infatti, nel primo appuntamento di venerdì, quello che aprirà il triennio di conferenze fino all’anniversario del 2021, presenterà la Divina Commedia come «Bibbia laica». Il paragone con la Bibbia è forse un po’ arrischiato ma la mia idea è quella di spiegare questo capolavoro come l’opera letteraria universale più realista che sia mai stata scritta. Ci entrano tutte le conoscenze della scienza, della storia (anche la cronaca!), della filosofia, della religione, del costume, tutto ciò che aiuta a capire il mistero dell’uomo, il suo destino, il bene e il male, le cause e le conseguenze, le grandi possibilità di affermarsi, le debolezze e la miseria delle persone e della storia dei popoli. C’è la vita rappresentata come dramma dove ognuno agisce liberamente, ma non può essere giudicato, alla luce della ragione. È per questo che i cultori di Dante sostengono che vada letto e riletto? Certo, perchè la ricchezza letteraria della Divina Commedia non si esaurisce e non si sintetizza mai: va studiata di continuo perchè ogni volta si scoprono messaggi nuovi. E l’anniversario dei 700 anni dalla morte può essere l’occasione giusta per farlo. •

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