Donne rivali ma empatiche nel romanzo di Comencini

di M.V.A.
La copertina del libro
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Anche nel peggiore dei sabotaggi si può nascondere la chiave per salvarsi. Una storia di donne, tra guerre silenziose, confronti generazionali e inaspettati gesti di dolcezza, offre questo spunto di riflessione tutto al femminile. È il nuovo romanzo della regista Cristina Comencini che torna alla letteratura con «L’altra donna» (Einaudi 2020). Da un intreccio canonico (c’è Elena che ha una relazione con Pietro che ha un’ex moglie, Maria) Comencini sviluppa un rapporto speciale tra due donne che dovrebbero odiarsi ed essere in conflitto. Invece si cercano, si raccontano, e dalla rivalità nasce una inaspettata complicità, quella stanza cui gli uomini possono accedere, ma che solo dalle donne è compresa: l’una sa cosa prova l’altra più di qualsiasi persona. Elena e Pietro vivono insieme da tempo. Maria cerca Elena con l’inganno e la vita si complica. Le due donne poco a poco si confrontano, condividono emozioni ed esperienze, e la figura di Pietro si trasforma. La trama si allarga anche ai figli, trasversale a più generazioni. Senza perdere di vista il fil rouge: la “simpatia” tra donne, il condividere le stesse emozioni. «Se un’altra donna ti dice qualcosa sull’uomo che ami», si legge, «deve farsi attraversare dallo stesso dolore che provi tu, non può restarne fuori o argomentare con distacco. Da un uomo è accettabile. Da una donna no, perché è un’altra te stessa». •

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