Fois, quella famiglia «speciale come tante»

Lo scrittore Marcello Fois in dialogo con Silvio Masullo
Lo scrittore Marcello Fois in dialogo con Silvio Masullo
Lo scrittore Marcello Fois in dialogo con Silvio Masullo
Lo scrittore Marcello Fois in dialogo con Silvio Masullo

Avvincente, ironico, intimo il memoir letterario «La mia Babele». Edito da Solferino, il libro di Marcello Fois, scrittore e sceneggiatore di cinema e teatro, pluripremiato e tradotto in diverse lingue straniere, era al centro del penultimo appuntamento di ieri nell’Arena Agrobresciano con Silvio Masullo. «Quando Solferino mi ha chiesto questa “vacanza”da Einaudi ho pensato fosse il posto giusto per fare un bilancio della mia vita – racconta Fois –, qualcosa che avesse a che fare con la necessità dell’istruzione con cui io sono stato formato. È un libro sul mio accesso all’istruzione, su come la mia famiglia a un certo punto decide che la nuova generazione ha senso solo se raggiunge un certo livello. Il punto era essere il primo della classe, e pure “extracomunitario”: perché così mi sono sentito in questo Paese per tanti anni». Una famiglia che è ordinaria, borghese, come tante altre, tuttavia nel testo prende un allure diversa, speciale. «Risulta particolare perché è narrata: eravamo uno standard che raccontato sembra straordinario, ma questo è il potere della letteratura». Una famiglia che con il figlio voleva fare un «salto di qualità». «I miei genitori mi volevano medico o avvocato - prosegue Fois -, invece sono diventato professore di lettere». Fois si definisce come un sardoparlante, con gli occhiali (l’unico) e con un nome «esotico» (per Nuoro). «In famiglia si parlava solo sardo, mentre fuori si usava l’italiano – racconta Fois –. Il mio nome inoltre è alieno per la Sardegna e questo riporta alla mia nascita, che è stata davvero rocambolesca, perché pareva dovessi morire poche ore dopo il parto, perciò perché sprecare un nome di famiglia, nuorese, per una creatura che durerà poco? Mia madre scelse Marcello, un nome dolce per accompagnarmi, il problema è che non sono morto». Figlio unico, in una famiglia estremamente numerosa, Marcello cominciò a leggere. Primo testo: l’enciclopedia Einaudi. «Avevamo tutte le collane ed erano state posizionate nel famoso tinello continua Fois -, limbo della casa, dove ci stava un po’ di tutto». Comincia così la storia di Fois in una famiglia normale, poi gli studi in Medicina lasciati per Italianistica - motivo per il quale il padre non gli rivolse la parola -, l’incontro illuminante con il professor Ezio Raimondi, la vittoria nel 1992 del Premio Calvino con «Picta» grazie alla moglie che aveva spedito il testo. Un percorso di vita quello di Fois che viene raccontato in maniera straordinaria, schietta, divertente, invitando i lettori a riconsiderare l’ordinarietà delle proprie vite «perché in realtà sono straordinarie». Gi.Fe.

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