Formula Lippi: «Si vince soltanto con la squadra»

Marcello Lippi nella chat con Daniele Alberti e Annalisa Colombo
Marcello Lippi nella chat con Daniele Alberti e Annalisa Colombo
Marcello Lippi nella chat con Daniele Alberti e Annalisa Colombo
Marcello Lippi nella chat con Daniele Alberti e Annalisa Colombo

«Sono passati quindici anni eppure sembra ieri. La cosa più bella però non è la vittoria, ma la costruzione della vittoria». Un percorso agonistico e ancor di più mentale. Giacché, sostiene, «per essere un bravo allenatore non è importante fare bene il pressing, il fuorigioco o il raddoppio di marcatura…la cosa più importante è riuscire a entrare nella testa delle persone». Una virtù che a Marcello Lippi, visti i risultati collezionati nella sua carriera da capogiro, culminata con la vittoria dei Mondiali del 2006, evidentemente non è mai mancata. Come ha sottolineato ieri mattina durante il suo intervento in videoconferenza per l’ultimo atto del progetto «D-Life», frutto della collaborazione tra il Comune di Desenzano, con l'assessore alle Politiche sociali ed educative Annalisa Colombo in prima linea, e la Fondazione Francesco Soldano, presieduta da Daniele Alberti, Lippi ha indicato nella capacità di capire gli altri, di identificarsi in loro coinvolgendoli, la chiave dei successi. Programmatico il titolo: «Vincere insieme per scrivere la storia». «Ai miei giocatori ho sempre detto questa frase: Nessuno di noi è forte come tutti noi», ha ricordato il tecnico viareggino (classe 1948). «In una squadra il gruppo è fondamentale, determinante. Chi pensa di fare tutto da solo sbaglia fin dall’inizio». Ecco allora la differenza tra campioni – «dotati di talento, al quale non aggiungono altro» – e fuoriclasse, “che invece sia in campo che fuori dal campo mettono a disposizione dei compagni le loro grandissime qualità». Consapevoli «che le performance individuali sono suggestive, ma sfumano facilmente: un grande calciatore se non vince niente difficilmente sarà ricordato». Lippi si è quindi rivolto ai giovani: «Ricordate che i successi vengono sempre dopo il sudore e alla base dei successi ci sono gli insuccessi: spesso la voglia di vincere scaturisce da un momento negativo». Proprio come avvenne per la Nazionale nel 2006. Inevitabile dunque un flashback alla vigilia della finalissima di Berlino. «Gattuso e Buffon passarono la notte a fumare sigarette, invece Pirlo alle dieci e mezza già dormiva...L’indomani gli ho chiesto: ‘Hai dormito bene? Lui mi ha risposto: ‘Sì, perché?’».•. Gi.Bu.

Suggerimenti