Gramignola, già un anno senza l’artista gentleman

Pierangelo Gramignola: nato a Salò, risiedeva a palazzo Valgulio a Brescia
Pierangelo Gramignola: nato a Salò, risiedeva a palazzo Valgulio a Brescia
Pierangelo Gramignola: nato a Salò, risiedeva a palazzo Valgulio a Brescia
Pierangelo Gramignola: nato a Salò, risiedeva a palazzo Valgulio a Brescia

Poche sono le persone capaci di trovare, nell’arco della propria vita, un posto nel mondo, di rendersi indispensabili in una società ormai abituata a sostituire le persone con le cose, la partecipazione con il disinteresse, la passione con il lassismo. Ma, durante questo lungo e difficile anno, la comunità bresciana si è accorta eccome del vuoto lasciato da Pierangelo Gramignola, figura che assomma in sé senso del pratico e senso estetico, integrazione al mondo frettoloso e consumistico di oggi e fascinazione per quello passato ricco di passioni grandi ed eroiche: amministrava grandi aziende, ma si occupava di fondazioni benefiche; era banchiere, ma riconosceva la bellezza che poteva catturare l’arte fotografica, che praticava, e che poteva sfilare sotto ai suoi occhi durante un viaggio in Africa o in Oriente. Questa dualità l’accompagnerà fino alla fine: forniva attrezzature d’avanguardia ai medici, intanto il Covid lo prendeva con sé. Uno dei suoi ultimi gesti d’amore per la città concesse ai bresciani di appropriarsi di una scultura importante per la loro storia: l’Arnaldo da Brescia, scolpito nel 1866 da Odoardo Tabacchi. Pierangelo Gramignola si batté, coadiuvando la Fondazione Cab, l’Associazione Amici dei Musei di Brescia e la Fondazione Ugo da Como, per farlo avere alla provincia che non possedeva alcuna opera del Tabacchi, ad eccezione di quella che dà il nome a Piazza Arnaldo. Era importante che Brescia l’avesse anche perché Arnaldo, simbolo della lotta alla corruzione e predicatore ardente di solidarietà, le ricordasse quali sono i valori per cui spendere la propria vita, così come fece Pierangelo fino a quando gli fu concesso. Oggi la scultura in marmo di Carrara accoglie con sguardo duro chiunque visiti la Casa del Podestà di Lonato, gestita dalla Fondazione Ugo da Como: dal fondo della stanza della biblioteca dedicata alla storia e alla letteratura bresciana Arnaldo, in controluce con occhi severi e dito puntato, sembra esprimere, da quando Gramignola ci ha lasciati, un muto rimprovero rivolto a chi viene guidato, nel proprio agire quotidiano, da un senso egoistico della vita e non da una coscienza civica schietta e spontanea com’era quella che animava il benefattore-gentiluomo che a Brescia lo riconsegnò.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti