Lasciate ogni pudore voi ch'entrate: «Abbiamo voluto questa mostra in difesa della libertà artistica e contro censure inammissibili nella nostra epoca. Consigliamo tuttavia, a chi potrebbe esserne disturbato (specialmente per i minori), di non varcare questa soglia».
Le parole di Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, si ergono all'ingresso a guisa di manifesto e monito e una volta varcata la porta di Villa Mirabella è tutto un tripudio di corpi, membra, capezzoli, lembi di carne, zone liminali e zone linguinali, non più stigmatizzate con bollini a favore del silenziamento contemporaneo imposto da social e derivati ma fieramente esibiti come inno estemporaneo a una libertà perduta e ritrovata.
Gli artisti in mostra
La libertà è celebrata attraverso le opere di artisti quali Giovanni Blanco, Maurizio Bongiovanni, Gianni De Benedittis, Roberto Ferri, Omar Galliani, Daniele Galliano, Giuliano Guatta, Giovanni Iudice, Riccardo Mannelli, Jara Marzulli, Michele Moro, Dario Nani, Tommaso Ottieri, Silvia Paci, Enrico Robusti, Giuseppe Vassallo e Daniele Vezzani.
Tutti insieme appassionatamente riuniti alla corte di Camillo Langone, curatore della mostra intitolata «I censurati. Nudo e censura nell’arte italiana d’oggi», che rimarrà allestita e visitabile con sommo gaudio fino al prossimo 3 marzo.
Dalle «Tentazioni di Sant’Antonio» secondo Ferri, in cui il vecchio eremita appare assediato non da mostri e diavoli ma da corpi ben torniti - «Per simili virtuosismi carnali, Facebook un giorno gli chiuse l’account» - all'espressionista «Proclamazione di Miss Vomito» by Robusti, dipinto bannato invece da LinkedIn, passando per i ritratti «a gambe aperte» di Mannelli - «maestro della carne, più anatomista perfino di Courbet, che affronta e padroneggia l'oscena, chirurgica depilazione contemporanea» -, il percorso orchestrato perlopiù dai pittori (ma non manca una scultura) funge da antidoto a questi tempi bui di neo puritanesimo e bigottismo 2.0.
Nudità
«La maggioranza delle persone non sa, non immagina che da alcuni anni i pittori subiscono una pesante censura», fa notare lo stesso Langone. «Cagnacci e Rubens sono ospitati nei musei, sopravvivono lo stesso, mentre i pittori viventi nei musei non ci sono e per loro la vetrina di Instagram è vitale. La censura è cronaca, un fenomeno che digitale e correttezza politica hanno rilanciato e oggi si rivela in espansione in ogni parte del mondo e in ogni ambito culturale… Pertanto I censurati è mostra di urgente attualità: espone i nudi recenti, censurati o comunque censurabili, dei migliori artisti italiani viventi che si sono cimentati con tale classicissimo genere».
Ospitata dal Vittoriale, è irresistibile la tentazione di immaginare cosa ne avrebbe pensato d’Annunzio: «Gli sarebbe piaciuta, ne sono certo, perché questa è l’arte del Piacere in contrapposizione al moralismo dilagante non soltanto nei social ma nella società tutta».