I velivoli italiani facevano «vedere i sorci verdi»

Nel 1937 Raffaello Guzman intervistò Bruno Mussolini e Attilio Biseo, prossimi alla partenza a bordo dell’I-BIMU, uno degli otto velivoli dei Sorci Verdi. Essi, a causa dei numerosi successi, confluiranno nella 205º squadriglia da bombardamento della Regia Aeronautica. Il nome di questo gruppo di aerei deriva dall’immagine che campeggiava sulle rosse fusoliere: 3 topi verdi, dall’espressione allegra, ritti sulle zampe posteriori. Durante la corsa aerea Istres-Damasco-Le Bourget, svoltasi in quell’occasione, gli apparecchi dei Sorci Verdi italiani riuscirono ad accaparrarsi le prime tre posizioni: di fatto nessun velivolo straniero era più veloce di loro. L’anno successivo, per smentire insinuazioni francesi che volevano gli aerei italiani troppo delicati e di difficile manovra per voli di ampio raggio, i Sorci Verdi sbaragliarono la concorrenza durante la traversata atlantica Roma-Rio de Janeiro. Nella circostanza, ben 9800 km furono percorsi in 24 ore all’incirca di volo effettivo, ad una velocità media di 420 km/h. Vedere, alzando gli occhi al cielo, i tre topolini verdeggianti voleva dire solo una cosa: una imminente, sbaragliante sconfitta. Nessuno può sapere con esattezza se l’espressione popolare «vedere i sorci verdi» nasca in questo frangente o fosse già vitale prima degli anni ‘30. Il dubbio rimane intatto ed è difficile, oggi, nel 2022, poter sciogliere quel nodo. Resta adesso il fatto che, mai come a cominciare dal 1937, tale modo di dire assunse dunque tratti ancora più nefasti: i velivoli italiani facevano vedere, letteralmente, i sorci verdi. Tutt’oggi gli aerei S-79, i medesimi impiegati dalla 205º squadriglia, sono utilizzati dall’Aeronautica Italiana che può disporne e detengono al momento attuale 6 record internazionali di velocità con carico sui 1000 e i 2000 km. Chi.Co.

Suggerimenti