LA PRESENTAZIONE

Il Nilo, i templi e ogni incanto nel libro di Anelli: oggi in Civiltà Bresciana

di Sara Centenari
Nella sede della Fondazione in vicolo San Giuseppe alle 17.30 la grande letteratura di viaggio con «Ritorno a Karnak» di Luciano Anelli. I tesori d'architettura, i cieli notturni, l'«alveare» dei vivi, Suez e il Sinai
Luciano Anelli è  docente universitario, saggista e autore di libri di viaggio
Luciano Anelli è docente universitario, saggista e autore di libri di viaggio
Luciano Anelli è  docente universitario, saggista e autore di libri di viaggio
Luciano Anelli è docente universitario, saggista e autore di libri di viaggio

Anni di viaggi perduti. Non è la conseguenza più drammatica del periodo di limitazioni iniziato ventun mesi fa, non c’è dubbio. Ma in questa fase di soggiorni extracontinentali cancellati, sospesi o rimandati per prudenza, si è acuito all’inverosimile un certo tipo di nostalgia. Quella per Paesi d’altri climi e orizzonti, per civiltà scomparse e testimonianze delle loro età dorate, per culture stratificate colme di sorprese e conferme. I video non ci consolano, se non possiamo partire o non ci fidiamo. Ecco perché «Ritorno a Karnak», pubblicato da Epta Editions e scritto da Luciano Anelli, provoca terremoti emotivi di piacevolissimo impatto: il libro che sarà al centro dell’incontro di oggi alle 17.30 alla Fondazione Civiltà Bresciana adempie alle più nobili aspirazioni della letteratura di viaggio. «Quando esco la mattina dall’appartamento di Safía Zaghlul Sharia, a Garden City, scesa la lunga scala semibuia passo sotto i due altissimi, magri e polverosi alberi di mango che tirano su le loro braccia nello stretto cortile senza sole, dove spesso arriva la sabbia rossa del deserto. Stamattina ondeggiavano nel vento».
L’incipit di ogni capitolo è discesa sempre più dettagliata dell’autore, docente dell’Università Cattolica di Brescia, verso gli incroci millenari della cultura dell’Egitto. «Forse proprio per questo ho deciso che ripartirò per Baharyya, per la folle bellezza del deserto, per il profumo esaltante del nulla, per la purezza dell’aria che stordisce, guarisce e non lascia pensare». Tutto in questo «nòstos» - quindici i viaggi dell’autore in Egitto - concorre a illuminarne il mosaico umano e geografico, tessera dopo tessera, cupola dopo cupola. La storia dell’arte abbraccia filosofia, teologia e storia dei conflitti, in prospettiva scientifica simile a quella dell’archeologo ma senza celare la passione poetica per il sentimento del tempo presente, riflesso o negato nello specchio del passato.
Gli alberi, «gli unici due manghi brutti di tutto l’Egitto», mettono chi scrive di cattivo umore: pensieri foschi «si riagganciano all’antichità millenaria di una fine. È un po’ difficile non avere ogni giorno almeno un pensiero per la fine di tutto, in Egitto. Nel Paese delle Due Terre, che così tenacemente ha combattuto l’oblio del Tutto».
Anche al lettore sembra di sbarcare dall’altra parte del Mediterraneo per trascorrere una notte al Kahan-El-Kalili, dove esplode l’ebbrezza del cuore umano per la grandiosità dell’ingegno di chi ci ha preceduto, per i segni di una complessità che pare ultraterrena ma non lo è. «Le pays de la résistance au temps» ricorda Anelli citando Théophile Gautier e quella volontà prometeica dei Nilotici. Suggestiva la galleria di narratori di viaggi che formano l’ossatura del nostro senso dell’esotismo: da Strabone a Pierre Loti.
Capolavori architettonici, necropoli che diventano «alveari dei vivi» e incursioni nei periodi di svolta della storia egiziana: dalla critica a certe scelte demagogiche di Nasser, come le infrastrutture che inaridiscono le pianure fertili di masse di diseredati poi riversatisi a Il Cairo, all’esodo dei profughi dopo la guerra dei Sei Giorni al lavoro diplomatico di Sadat.
C’è quel senso d’infinito che sgorga da film come «Il Vento e il Leone» o «Lawrence d’Arabia», ma anche il piacere del dettaglio materico e paesaggistico di narratori diversi, da Byron a Darlymple, da Maraini a Durrell, con piccole incursioni dentro avventure alla Indiana Jones e più ancora dentro quelle, storiche, di uno Schliemann di un Carandini. Molti di questi sapori, senza che nessuno sia un modello, innervano una tessitura letteraria vivida, raffinata e originale perché filtrata da innumerevoli letture e dalla conoscenza tecnica e teoretica dell’arte. Conoscenze condivise con studenti e lettori da decenni dal bresciano Luciano Anelli, già docente di Teoria del Restauro in Cattolica, autore di saggi come «Antonio Cifrondi a Brescia e il Ceruti giovane» e libri di viaggio come «Lungo le strade della Tunisia - Prima e dopo la rivoluzione dei Gelsomini».
Oggi in vicolo San Giuseppe 5 l’autore dialogherà con Carla Boroni, green pass e prenotazione obbligatori (telefono 030 3757267), anche in diretta Facebook e in seguito su YouTube. •.

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