IL POKERISSIMO DI SCARPELLA

di Milena Moneta
L’ispirazione dell’artista ghedese proviene «molto spesso» dal classicismo«Golden age»: bronzi dorati con materiali semipreziosi e pietre dure
L’ispirazione dell’artista ghedese proviene «molto spesso» dal classicismo«Golden age»: bronzi dorati con materiali semipreziosi e pietre dure
L’ispirazione dell’artista ghedese proviene «molto spesso» dal classicismo«Golden age»: bronzi dorati con materiali semipreziosi e pietre dure
L’ispirazione dell’artista ghedese proviene «molto spesso» dal classicismo«Golden age»: bronzi dorati con materiali semipreziosi e pietre dure

Nella mostra «Canova tra innocenza e peccato», che a dicembre ha inaugurato, al Mart di Rovereto, le celebrazioni nazionali per il bicentenario della morte di Antonio Canova, tra le «variazioni canoviane» spiccano ben 5 opere, un pokerissimo dell’artista ghedese Livio Scarpella, da tempo nel firmamento della scultura contemporanea, come ha decretato più volte, collocandolo tra «più geniali e crudelmente ironici del nostro tempo», Vittorio Sgarbi, presidente del Mart e ideatore della mostra curata da Beatrice Avanzi e Denis Isaia. «Sgarbi ha scelto un taglio diverso, non solo antologico e commemorativo - spiega Scarpella - indagando come l’eredità del massimo esponente del Neoclassicismo italiano abbia influenzato i linguaggi contemporanei», affiancando le più significative esperienze artistiche nel campo della fotografia oltre che della scultura, comprese le opere di Scarpella e di Giuseppe Bergomi, per i quali «la pratica della scultura diviene esercizio di maestria, virtuosismo tecnico ed espressione di una ricerca che costantemente rinnova, rendendolo attuale, il canone canoviano» come si legge nella presentazione. Dunque le opere dei bresciani documentano la visione contemporanea del classicismo e, accostate a quelle conservate dalla Gypsotheca di Possagno, valgono a creare cortocircuiti e aprire nuovi percorsi interpretativi, alla ricerca di un ideale di bellezza declinato in modi diversi: dall’imitazione alla celebrazione, fino alla messa in discussione e alla negazione e a dimostrare che c’è un’arte «senza tempo che valica i limiti cronologici e supera le definizioni accademiche». In particolare Scarpella è stato invitato, «perché mi ispiro molto spesso al classicismo», con 5 opere: tre teste che fanno parte del gruppo di sculture «Golden age», bronzi dorati con materiali semipreziosi e pietre dure, prendendo a modello soggetti contemporanei riproposti in versione classica o rendendo contemporanee figure storiche come nel caso di «Antinoo surviving» (sopravvissuto). Inoltre ci sono due grandi opere in ceramica, di 1 metro e 80 di altezza, chiamate «Desiderantes», ispirate al canoviano «Endimione dormiente». L’attesa, una mancanza; bisogno di risposte, di luce nel buio e di bellezza. «Ho tratto ispirazione dal Canova per certi particolari ed espressioni, per gli occhi e per alcune soluzioni stilistiche» spiega Scarpella, orgoglioso di essere approdato ad un museo di prestigio, tra i più importanti del Nord Italia, e del fatto che da metà febbraio sarà presente anche a Possagno, dove, nella casa del Canova, si inaugura una nuova mostra, in continuazione ideale con il Mart, ma solo di scultura. A rendere «l'esperienza ancor più significativa», conclude l’artista, che si potrà ammirare al Mart fino al 18 di aprile.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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