Il tour grafico di Eleonora Prado Brescia a china, tesoro «deserto»

di Elia Zupelli
La cupola del Duomo e le torri in uno dei disegni di Eleonora Prado
La cupola del Duomo e le torri in uno dei disegni di Eleonora Prado
La cupola del Duomo e le torri in uno dei disegni di Eleonora Prado
La cupola del Duomo e le torri in uno dei disegni di Eleonora Prado

Tratti a china impressi su cartoncino, stile Moleskine e viaggi d’artista. Frammenti vari ed eventuali catturati come istantanee al chiaro di luna, in un sabato notte bresciano apparentemente uguale agli altri. Non per lei. Eleonora Prado, milanese classe 1981, professione artista, è venuta a farsi un giro in città ed è rimasta folgorata: «Brescia vista dall’alto del suo castello», «La Torre dell’orologio della Loggia» e ancora scorci e sensazioni colte di striscio «Dal finestrino del treno».

A MILANO la nebbia è diventata un pensiero che la mente non considera, sarà per questo che gli incontri ravvicinati con essa stupiscono e ispirano addirittura sussulti artistici in bilico fra parole e schizzi d’inchiostro: «Venerdì scorso sono stata a Brescia. Anche se, nella notte di venerdì, Brescia non c’era. E se c’era, non si vedeva. Perché di notte, alla vigilia di Santa Lucia, la bella Brixia è totalmente bianca» scrive la Prado nel suo diario di viaggio, corredato dai disegni «on the road» pubblicati sul sito milanoartexpo.com.

«Scendendo dal treno ci ha accolto una stazione immaginaria: tra il dialetto delle persone invisibili e i loro passi di pendolari frettolosi abbiamo attraversato, come dei ciechi, il piazzale oltre ai binari e la stazione. Masticando la nebbia fittissima ci siamo incamminati lungo una strada punteggiata da pallidi lampioni, fino ad arrivare (forse) a piazza della Loggia. Lì, giurerei assolutamente di aver visto il collo di un giovane brontosauro, mentre timidamente si nascondeva tra le colonne buie del porticato». Non un’allucinazione: uno scherzo della bruma infingarda.

«Nel bel mezzo della piazza di fronte alla Torre dell’Orologio abbiamo alzato gli occhi. Ci avrei scommesso: i “macc de le ure“ non c’erano più. E se in quel momento li avessimo cercati tra le ombre del colonnato che racchiude la Loggia…forse li avremmo anche trovati, insieme al collo del brontosauro. Nella notte e nei vapori della scighera (come si dice a Milano) ci siamo improvvisamente accostati alle pietre del Duomo Vecchio. Anche nella nostra condizione di ciechi, questo edificio sacro di immemore storia ci è sembrato uno dei veri gioielli della città: si tratta di una struttura slanciata e proporzionata che possiede un fascino totale, anche rispetto al colosso barocco-neoclassico del Duomo Nuovo».

LA PRADO, che col suo progetto «Moleskine e viaggi d’artista» ha fatto tappa in altre città, ne ha approfittato per godersi le vibrazioni positive di Brescia by night. «Nebbia, freddo, cecità, fantasmi e sussurri ci ricordano quanto sia più intelligente cambiare strada per arrivare alla nostra meta finale: gli Unknown Pleasures dei Joy Division» scrive. «Peter Hook (live alla Latteria Molloy, ndr) quando ha fissato la tappa lombarda del suo tour di concerti, forse non sapeva della nebbia fittissima che inghiotte Brescia nelle notti d’inverno, o dell’Adelchi, del Risorgimento italiano, dei 3200 anni di storia che ha quest’antica città. L’atmosfera che da sempre esiste qui avrebbe sicuramente ispirato un giovane Ian Curtis in chissà quali altri sognanti capolavori di poesia new wave».

Fosse una canzone, la collezione s’intitolerebbe «Nebbia will tear us apart».

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