Jon Voight, l’Oscar e la figlia ingombrante

di Angela Bosetto
Jon Voight e Jane Fonda, premi Oscar con Tornando a casa
Jon Voight e Jane Fonda, premi Oscar con Tornando a casa
Jon Voight e Jane Fonda, premi Oscar con Tornando a casa
Jon Voight e Jane Fonda, premi Oscar con Tornando a casa

Oggi la stampa non specialistica si limita a etichettare l’ottantenne Jon Voight come «l’attore padre di Angelina Jolie» (con cui ha diviso lo schermo in «Lara Croft: Tomb Raider», 2001), ma la definizione non rende il giusto merito a uno dei volti simbolo dell’impegno della New Hollywood, reinventatosi come caratterista di lusso a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. Jonathan Vincent Voight, per tutti Jon, nasce il 29 dicembre 1938 a Yonkers (New York) da una famiglia d’origine slovacco-tedesca, si appassiona alla recitazione alle superiori e, per tutti gli anni Sessanta, lavora fra teatro e televisione. Esordisce al cinema nel 1967 («L’ora delle pistole» di John Sturges) e la sua carriera esplode subito con «Un uomo da marciapiede» (1969), dramma urbano di John Schlesinger in cui Jon interpreta un ragazzone texano che, nella speranza di diventare un noto gigolò per signore, si reca a New York, dove finisce per condurre un’esistenza ai margini, facendo però amicizia con un piccolo truffatore italoamericano (Dustin Hoffman), zoppo e tubercolotico. Entrambi gli attori vengono candidati all’Oscar e Voight ottiene anche il Golden Globe come miglior debuttante. Dopo le prove ad alta tensione di «Un tranquillo weekend di paura» di John Boorman (1972) e «Dossier Odessa» di Ronald Neame (1974), arriva il dramma di Hal Ashby sui reduci del Vietnam «Tornando a casa» (1978), grazie al quale i protagonisti Jon Voight e Jane Fonda vincono quasi tutto, Oscar e Golden Globe in primis. Un lacrimoso interludio con Franco Zeffirelli («Il campione», 1979) ed ecco giungere il terzo Golden Globe (più terza candidatura all’Oscar) per l’action «A 30 secondi dalla fine» (1985), diretto da Andrej Končalovskij su soggetto di Akira Kurosawa. Seguono le collaborazioni con Michael Mann («Heat – La sfida», 1995 e «Alì», 2001, che garantisce a Jon la quarta candidatura all’Oscar), Brian De Palma («Mission: Impossible», 1996), Oliver Stone («U Turn – Inversione di marcia», 1997), Francis Ford Coppola («L’uomo della pioggia», 1997) e Jonathan Demme («The Manchurian Candidate», 2004). E oggi? Nel 2016 lo abbiamo visto nel blockbuster di David Yates «Animali fantastici e dove trovarli»), ma Voight lavora soprattutto in televisione grazie alla serie «Ray Donovan», con cui ha vinto il suo quarto (meritatissimo) Golden Globe. •

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