L’arte e il suo potere «Il maledetto thriller storico» di Simeoni

di Anna Castoldi
Scherzando con l’obiettivo: Gigi Simeoni (fumettista, illustratore, scrittore) raggiante con il suo nuovo libroCon il premio «Migliore romanzo dell'Accademia Res Aulica di Bologna»
Scherzando con l’obiettivo: Gigi Simeoni (fumettista, illustratore, scrittore) raggiante con il suo nuovo libroCon il premio «Migliore romanzo dell'Accademia Res Aulica di Bologna»
Scherzando con l’obiettivo: Gigi Simeoni (fumettista, illustratore, scrittore) raggiante con il suo nuovo libroCon il premio «Migliore romanzo dell'Accademia Res Aulica di Bologna»
Scherzando con l’obiettivo: Gigi Simeoni (fumettista, illustratore, scrittore) raggiante con il suo nuovo libroCon il premio «Migliore romanzo dell'Accademia Res Aulica di Bologna»

Tra luce e buio, da qualche parte in fondo agli occhi, c’è un’ossessione orribile e ammaliante, il senso di tutto o il lato oscuro di noi. È il premio del Fante di Cuori, protagonista del libro dell’autore bresciano Luigi Simeoni (Nathan Never, Dylan Dog e Tex fra le pubblicazioni nel suo curriculum): «I delitti del fante di cuori» (appunto), 347 pagine, Newton Compton editori, dal 3 marzo in libreria per 9,90 euro. Ambientato nella Milano di inizio Novecento, è «un maledetto thriller storico», come recita la copertina, ma anche una riflessione sull’arte e il suo potere. Alessandro Simonetti è un inetto rimasto orfano da bambino e adottato dal poderoso commendatore Antonio Bellan, la cui protezione, insieme al suo talento, lo ha reso uno dei più apprezzati ritrattisti dell’alta società. Simonetti tuttavia sogna altro, avanguardie e orizzonti creativi inesplorati: soltanto la pigrizia, un’indolenza che lo accompagna sin dalla tenera età, lo trattiene ogni volta che è tentato di «sgroppare … prima di essere legato alla cavezza» dal paterno e soffocante protettore, che per lui ha pianificato un’agiata e noiosa vita borghese. Ma «la pigrizia è nido di violenza» e proprio un evento violento sconvolgerà tutto, scaraventando Alessandro Simonetti in un mondo inquietante e insanguinato L’artista precipita sempre più in basso, scavando in una ricerca disperata perché la meta è un eterno miraggio, che sfugge dalle dita ogni volta che sembra di averla afferrata. Sullo sfondo, anzi intrecciati, i progressi delle indagini poliziesche: il co-protagonista Matteo De Vitalis, giovane commissario testardo e integerrimo, insegue una scia di delitti rivoluzionando gli obsoleti metodi dei colleghi, fresco dei corsi scientifici voluti da Giuseppe Zanardelli e portati avanti da Salvatore Ottolenghi. E poi il cronista Sante Ferrari, la prostituta Claudette, i bassifondi dove nella nebbia, da un momento all’altro, può guizzare un pericolo o un filo della trama. «La belle epoque, al di là dei lustrini, è poco conosciuta - commenta Simeoni - mentre ha molti aspetti interessanti che ho voluto portare alla luce». «I delitti del fante di cuori» nasce dal fumetto sceneggiato e disegnato dallo stesso autore: «Gli occhi e il buio», uscito nel 2007. «Il romanzo l’ho scritto poco dopo - spiega Simeoni - ma l’idea mi frullava in testa da moltissimi anni, e può riassumersi così: l’arte ha dei limiti? Deve porsi questioni morali? Su queste domande mi arrovello da sempre». Al di là della risposta, tocca godersi il viaggio: le pagine sono impregnate del piacere di narrare, con un certo gusto per termini desueti e tecnici come «blefarostato», «travisamento» anziché «travestimento» o «autiere» invece di «autista». Ogni personaggio è descritto con calore, che compaia anche pochi secondi, come il rettore del collegio che è «un ometto segaligno, con la pelle giallastra e una barba da capra, dritta come un punto esclamativo sotto la bocca senza labbra». «Per me la scrittura deve evocare immagini: quando disegno propongo al lettore la mia idea, già formata, ma quando scrivo è chi legge a costruire tutto, pescando da una cassetta di viti e bulloni che si associano a formare oggetti sempre nuovi, con possibilità di significati sempre inediti». Così il collo di Bellan, uomo enorme, non è banalmente «taurino» o «tozzo», ma è «la disperazione di ogni sarto»: «Immagina la difficoltà dei sarti intenti a confezionargli il colletto. Mi piaceva l’idea di un collo che fosse una disperazione».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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