L’Isola seducente affiora dalla bolgia dantesca

Di proprietà dei Cavazza, l’Isola del Garda è visitabile dal 2002
Di proprietà dei Cavazza, l’Isola del Garda è visitabile dal 2002
Di proprietà dei Cavazza, l’Isola del Garda è visitabile dal 2002
Di proprietà dei Cavazza, l’Isola del Garda è visitabile dal 2002

Gabriele d’Annunzio, che dalle ampie finestre della sua casa a Gardone Riviera riusciva a scorgerne i tratti, amava chiamare «profilo di Dante» il promontorio di Manerba su cui svetta la Rocca. A quella data gli studiosi si erano già prodigati nell’interpretazione della terzina che raggruppa i versi 67-68-69 del XX canto dell’Inferno, il quale cita un luogo che galleggia fra le acque del lago di Garda e che vedeva estesa al suo interno la giurisdizione dei vescovi di Brescia, Verona e Trento. È la vecchia isola Lechi, oggi Isola del Garda, in cui la Chiesa di Santa Margherita godeva della benedizione dei tre ecclesiastici. Non è un caso che l’isola affiori proprio nella quarta bolgia dell’ottavo cerchio, dimora tartarea di indovini, bramosi di vedere oltre, e maliardi, incantatori fatali. Dante concepì le pene infernali seguendo la «legge del contrappasso». In questo caso gli indovini sono costretti a camminare piangendo con il volto ritorto all’indietro. Qui, ove il peccato è punito, sembra essere stato anche già perdonato. E qui è la bellezza di un panorama magico e seducente, ancor più bello se contemplato da lontano, dalle rupi scoscese che segmentano le coste del lago di Garda, ad essere catturata per sempre sulle pagine del più grande capolavoro letterario dell’italianità. Chi.Co.

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