La barbarie dell’Italicus: 4 agosto 1974

di Pino Casamassima
La strage del treno Italicus  causò 12 morti e 48  feriti in provincia di Bologna
La strage del treno Italicus causò 12 morti e 48 feriti in provincia di Bologna
La strage del treno Italicus  causò 12 morti e 48  feriti in provincia di Bologna
La strage del treno Italicus causò 12 morti e 48 feriti in provincia di Bologna

La notizia si diffuse fin dal primo mattino. Il 4 agosto 1974 radio e televisione (cioè, solo Rai, ché, all’epoca, solo quella c’era: per altro, la tv con soli due canali) riportarono quanto successo dalle parti di Bologna. E cioè che una bomba su un treno aveva fatto strage. Dodici morti, quarantotto feriti. Un dipendente delle ferrovie, per portare soccorso era rimasto avvolto dalle fiamme. Gli daranno una medaglia alla memoria. Nella quinta carrozza del treno Italicus, proveniente da Roma con destinazione Monaco di Baviera, era stata lasciata una valigetta con esplosivo collegato a una sveglia. L’esplosione era prevista per quando il treno si sarebbe trovato all’interno della lunga galleria di San Benedetto Val di Sambro, ma durante la sua corsa l’Italicus aveva recuperato un po’ di minuti, col risultato che lo scoppio di verificò a 50 metri dall’uscita della galleria. Se l’esplosione fosse avvenuta – come programmato – all’interno di essa, le proporzioni dell’eccidio sarebbero state ancor più devastanti. L’impressione nel Bresciano fu enorme. Poco più di due mesi prima, una bomba aveva fatto strage in piazza della Loggia durante una manifestazione antifascista per le troppe violenze consumatesi nei primi mesi dell’anno in tutta la provincia, compresa la morte di Silvio Ferrari, il giovane neofascista morto in piazza del Mercato dieci giorni prima per lo scoppio dell’esplosivo che aveva sulla sua Vespa. Con la tragedia dell’Italicus, la lunga ombra del terrore si allungò quindi oltremodo su un territorio quale quello bresciano che dal 28 maggio precedente viveva una storia che si sarebbe compiuta dopo 4 decenni, fra depistaggi, istruttorie farlocche, accuse inconsistenti, innocenti in galera: il peggio che può produrre una tragedia di quelle dimensioni. La strage dell’Italicus s’incastonava insomma nel mosaico di una strategia finalizzata ad abbattere la democrazia. Nell’ombra, a ordire il peggio, quei nemici della Repubblica che si riconoscevano in più formazioni della destra eversiva lungo un asse che andava dal Veneto alla Toscana. Attacchi che erano iniziati con piazza Fontana: la strage che aveva avviato la stagione delle bombe di un neofascismo deciso a riportare indietro l’orologio della Storia. Stagione che si sarebbe conclusa con l’eccidio del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Se la strage dell’Italicus arrivò come conferma di un progetto eversivo che si sarebbe servito appunto del terrore per scompaginare l’assetto del Paese, quella di Brescia sarebbe stata consegnata alla memoria comune come la strage più politica della Storia dell’Italia repubblicana. La strage dell’Italicus, due mesi dopo, sarebbe stata la spallata alla democrazia: che invece resse e avrebbe retto prove altrettanto crudeli. •.

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