LA CURIOSITA'

La collezione Brozzoni in mostra alla Pinacoteca

In Pinacoteca sono in esposizione anche i vetri veneziani donati da Camillo Brozzoni
In Pinacoteca sono in esposizione anche i vetri veneziani donati da Camillo Brozzoni
In Pinacoteca sono in esposizione anche i vetri veneziani donati da Camillo Brozzoni
In Pinacoteca sono in esposizione anche i vetri veneziani donati da Camillo Brozzoni

Se il vetro fosse una specialità gastronomica, potremmo dire che è una piatto semplice, della tradizione, fatto con pochi ingredienti e per il quale fa la differenza, nel risultato e nella qualità, chi tratta le materie prime. Pochi altri materiali, infatti, sono in grado di mostrare in modo così evidente come l’abilità artistica e il genio artigiano creino meraviglie da inerti come la sabbia silicea, il carbonato di calcio, la soda. Per convincersene basta arrivare nella sala degli specchi (la tredicesima) della Pinacoteca Tosio Martinengo: qui è esposta una ricca selezione di manufatti in vetro provenienti dalla collezione Brozzoni. È uno dei molti tesori d’arte che non ci si aspetta da Brescia e dalla sua storia, ma come spesso accade stupisce per bellezza e rarità. In vetrina fanno bella mostra di sé una quarantina di esemplari che documentano l’evoluzione dell’arte di Murano dal XVI al XVIII secolo, le tipologie di oggetti prodotti e gli ingegnosi sistemi di lavorazione.

Si riconoscono coppe con piede, calici, piatti e tazze, secchielli, ampolline, zuccheriere, bottiglie, ma anche le curiose trembleuses - tazzine la cui base entra in un incavo ricavato nel piattino – che si diffusero nel Settecento per bere la cioccolata. Ci sono i vetri più antichi, i cosiddetti «soffiati schietti», trasparenti o, al più, decorati con foglie d’oro o smalti. Stupiscono per la loro contemporaneità gli oggetti in vetro calcedonio, particolarmente difficile da realizzare ma decisamente d’effetto: dal fondo scuro e opaco emergono striature più chiare di diverse tonalità cromatiche ad imitare l’agata. Sono notevoli anche gli esemplari in cui il calcedonio è arricchito da macchie della cosiddetta «avventurina» un vetro caratterizzato da pagliuzze dorate che ricordano il brillio delle pietre preziose. I trattati di arte vetraria dell’epoca dicono che la sua lavorazione era così complessa e i risultati tanto incerti che essa riusciva «più per ventura (ovvero fortuna) che per scientia». Ci sono poi esempi di lavorazione del cristallo a punta di diamante nei quali il graffito traccia motivi decorativi figurati che mutano a seconda delle epoche, c’è il vetro lattimo che imita la porcellana, opaco e bianco è usato da solo o per intarsi, c’è il vetro opalescente. La raccolta fu lasciata da Camillo Brozzoni al Comune con legato testamentario datato 23 gennaio 1863. Mirka Pernis

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