La fragilità umana che diventa arte

Camilla Rossi tra gli artisti le cui opere saranno in mostra a ConcesioUn’opera di Fabio Bix, tra i sei artisti  finalisti del «Premio Paolo VI per l’arte contemporanea»
Camilla Rossi tra gli artisti le cui opere saranno in mostra a ConcesioUn’opera di Fabio Bix, tra i sei artisti finalisti del «Premio Paolo VI per l’arte contemporanea»
Camilla Rossi tra gli artisti le cui opere saranno in mostra a ConcesioUn’opera di Fabio Bix, tra i sei artisti  finalisti del «Premio Paolo VI per l’arte contemporanea»
Camilla Rossi tra gli artisti le cui opere saranno in mostra a ConcesioUn’opera di Fabio Bix, tra i sei artisti finalisti del «Premio Paolo VI per l’arte contemporanea»

Citazioni distanti nel tempo ma convergenti nel senso: «L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante» (Blaise Pascal, diciassettesimo secolo). E poi Seneca, I secolo d.C., che a sua volta diceva: «Noi viviamo come se dovessimo vivere sempre, non riflettiamo mai che siamo esseri fragili». Profonde, programmatiche, hanno idealmente ispirato il percorso creativo che culminerà negli spazi espositivi della Collezione Paolo VI di Concesio, dove sabato inaugura la mostra dei finalisti della quarta edizione del «Premio Paolo VI per l’arte contemporanea» - titolo: «L’uomo non è che una canna» -, a cura di Paolo Sacchini e Marisa Paderni e inserita nel palinsesto di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023. Fragilità e dimensione spirituale rappresentano infatti il comune denominatore che unisce Fabio Bix, Asako Hishiki, Camilla Marinoni, Sara Munari, Camilla Rossi, Gianluca Vanoglio, artisti tra loro molto diversi per poetica, media e approccio all’operazione di creazione artistica, ma accomunati da un’intensa capacità di riflessione esistenziale, che emerge nei loro lavori, in alcuni casi delicatamente, in altri con dirompente energia. «...Fragilità - ha sottolineato lo stesso Sacchini, direttore della Collezione - intesa quale umana e terrena chiave di accesso alla vita spirituale, alle domande sulle cose ultime; quale forma di una cultura intesa come cura dell’anima, delle sue sofferenze, delle sue ansie, delle sue contraddizioni. Un tema, inoltre, in coerenza con gli indirizzi generali della Capitale, e in relazione alla collegata e drammatica esperienza della pandemia da cui i territori di Brescia e Bergamo sono stati particolarmente colpiti». La giuria, composta dal direttore e dal comitato scientifico del Museo (presieduto da Cecilia De Carli e costituito da Paolo Bolpagni, Elena Di Raddo, Marco Sammicheli e don Giuliano Zanchi), ha esaminato più di 110 candidature selezionando coloro che sono riusciti a promuovere gli «apporti offerti dall’arte, nelle sue varie manifestazioni, all’arricchimento spirituale della vita degli uomini del nostro tempo»; la stessa giuria decreterà nelle prossime settimane il vincitore che avrà la possibilità di allestire una mostra personale nella primavera del 2024. «Ogni artista porta una propria personale declinazione del tema del sacro e della spiritualità in un senso assolutamente contemporaneo con linguaggi che rispondono al nostro tempo» ha continuato Marisa Paderni. «Si confrontano dialetticamente lavori assai distanti tra loro per tecnica e linguaggio, ma tutti accomunati da una ricerca di assoluto, di infinito, di ineffabile». L’inaugurazione è alle 17, alla presenza degli artisti; la mostra sarà visitabile fino al 13 maggio (info su orari, visite e percorsi collaterali su collezionepaolovi.it). •. E.Zup.

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