«La memoria della luce» a Ponte di Legno

di Elia Zupelli
Un’illustrazione contenuta ne «La memoria della luce» FOTO DIGITAL VECLANI
Un’illustrazione contenuta ne «La memoria della luce» FOTO DIGITAL VECLANI
Un’illustrazione contenuta ne «La memoria della luce» FOTO DIGITAL VECLANI
Un’illustrazione contenuta ne «La memoria della luce» FOTO DIGITAL VECLANI

Metamorfosi, trasformazioni, evoluzioni e rivoluzioni. Discese ardite, risalite, frammenti, panoramiche, sguardi di ieri proiettati nell’oggi: «La memoria della luce» come sintesi ed espressione di un territorio e di un mondo che cambiano, atto propedeutico al ricordo, testimonianza antropologica di una vitalità straripante, in bianco e nero ammantata… «La fotografia esce dall’archivio storico Veclani, straordinario scrigno di immagini che diventa così straordinario scrigno di storie e di storia. Uno scrigno delicatamente e convintamente arricchito e custodito da Emilio prima, da Pino poi e dalla famiglia Veclani ora. Ci sono scatti che riportano al passaggio fra ’800 e ’900, che raccontano le guerre, le rinascite, la crescita del paese, su su incessantemente fino ai nostri giorni. Muoversi dentro la memoria di luce che quell’archivio custodisce ci permette oggi di leggere Ponte di Legno attraverso il tempo». Lo scrive Massimo Lanzini nella prefazione del volume che sarà presentato venerdì alle 21 al Centro Congressi Mirella, proprio a Ponte di Legno, nell’ambito della rassegna «Una montagna di cultura… la cultura in montagna”. Lo stesso Lanzini interverrà nel frangente assieme agli altri due autori e curatori del progetto («La memoria della luce»), Anna Veclani e Giancarlo Maculotti, che insieme hanno scavato a fondo nell’archivio del grande fotografo camuno (scomparso il 28 febbraio 2021, a 75 anni), occhio acutissimo, scatto fugace e una sensibilità fuori dal comune. Un inestimabile tesoro riemerso, frutto di un minuzioso lavoro di catalogazione e archiviazione intrapreso dallo stesso Pino Veclani: nuovi orizzonti e nuovi linguaggi fotografici ora esplorati dal figlio Paolo, nella volontà di tramandare «la storia di quel piccolo agglomerato di case che ha saputo diventare località turistica centrale dell’arco alpino, senza mai dimenticare il bagaglio culturale che la caratterizza». Oltre 250 pagine intrise di fatti, cronache, pensieri, parole, bagliori crepuscolari, dettagli di tradizioni, usi e costumi, “da quando i i pascoli arrivavano in alto, prima che il bosco ‘scendesse’, con l’avvento dei trasporti, delle strade e del turismo, dei grandi alberghi e degli sciatori da fuori, fino all’immensa frattura della prima guerra mondiale». «Dopo questo primo tassello la volontà è dare continuità al progetto con un secondo volume, dal secondo conflitto bellico ai confini della contemporaneità» guarda avanti Lanzini. «Oggi che la fotografia ha perso quell’aura di sacralità, oggi che rischiamo di abusarne, di darla per scontata e renderla meno potente, lo sguardo di Veclani continua a restituirci qualcosa di nuovo e inedito: è un invito a guardare le cose e riuscire ancora a stupirsi». •.

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