«Lograto, notte... a teatro» Il ritorno a casa di Piovanelli

di Gian Paolo Laffranchi
Teatro, televisione, cinema nella carriera ultracinquantennale dell’attore lograteseAntonio Piovanelli è nato a Lograto al tempo della seconda guerra mondiale. È arrivato a Roma nel 1964
Teatro, televisione, cinema nella carriera ultracinquantennale dell’attore lograteseAntonio Piovanelli è nato a Lograto al tempo della seconda guerra mondiale. È arrivato a Roma nel 1964
Teatro, televisione, cinema nella carriera ultracinquantennale dell’attore lograteseAntonio Piovanelli è nato a Lograto al tempo della seconda guerra mondiale. È arrivato a Roma nel 1964
Teatro, televisione, cinema nella carriera ultracinquantennale dell’attore lograteseAntonio Piovanelli è nato a Lograto al tempo della seconda guerra mondiale. È arrivato a Roma nel 1964

A è quasi sigùr che chista a è la me ultima poesia par furlàn; e i vuèj parlàighi a un fassista prima di essi (o ch’al sedi) massa lontàn. (È quasi sicuro che questa è la mia ultima poesia in friulano: e voglio parlare a un fascista, prima che io, o lui, siamo troppo lontani). Comincia così «Saluto e augurio», il testamento di Pier Paolo Pasolini con cui si concluderà il 20 dicembre lo spettacolo di Antonio Piovanelli a Lograto. Un regalo al suo paese (Teatro Comunale, ore 20) per ringraziare come ogni anno la terra che l’ha generato e cresciuto in occasione del Natale. Una festa come da tradizione con tributo incorporato: l’intera serata sarà incentrata sulla genialità seminale e sul coraggio lucido di PPP, autore caro (anche) a Piovanelli che moriva nel novembre di 47 anni fa, ucciso in circostanze mai del tutto chiarite. L’attore logratese, gloria locale che da oltre mezzo secolo si fa valere su grandi schermi e palchi di rilevanza nazionale, interpreterà un canovaccio pasoliniano ricco di spunti, partendo dal forte impatto de «La rabbia», per poi spaziare da «La ragione del mio tempo» a «Supplica alla madre». «Pasolini - osserva Piovanelli - era un visionario così avanti che quello che scriveva allora è pura avanguardia ancora oggi. Rileggerlo, riscoprirlo, è sempre emozionante. Sempre prezioso». Come il curriculum dell’artista bassaiolo, capace di passare con naturalezza dal cinema alla televisione, magnetico nelle sale come in teatro. Lattuada e Cavani, Bertolucci e Montaldo, Agosti e Comencini fra i registi coi quali ha lavorato. Ma è con Marco Bellocchio in particolare che ha instaurato una collaborazione duratura: ben 4 i film ai quali ha partecipato, «Il gabbiano» (1977), «Salto nel vuoto» (1980), «Gli occhi, la bocca» (1982) e da ultimo «Esterno notte» (2022), il secondo lungometraggio bellocchiano - appena uscito con una coproduzione italofrancese, presentato al Festival Cannes e mandato in onda da Rai1 - dedicato alla vicenda del rapimento di Aldo Moro, il presidente del Consiglio sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse nel ’78. Un tuffo nella storia già provato nel 2003 con «Buongiorno, notte». «In Esterno Notte sono l’arcivescovo Pasquale Macchi - racconta -. Come sempre è un piacere lavorare con Bellocchio, ci si capisce al volo. È bello avere da fare, ma sono contento di poter tornare a casa per Natale. Lograto è casa, mi manca e l’apprezzo di più di quand’ero giovane e non vedevo l’ora di fuggire lontano».•.

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