Lumezzane, poi Breno: Poretti sul palcoscenico fra ironia e riflessione

di Stefano Malosso
«Chiedimi se sono di turno», con Giacomo Poretti: in agenda quattro serate nel Bresciano per il popolare attore comico FOTO FEDERICO BUSCARINODoppia replica il 26 e il 27 a Lumezzane, il 28 e il 29 a Breno FOTO BOSCARINO
«Chiedimi se sono di turno», con Giacomo Poretti: in agenda quattro serate nel Bresciano per il popolare attore comico FOTO FEDERICO BUSCARINODoppia replica il 26 e il 27 a Lumezzane, il 28 e il 29 a Breno FOTO BOSCARINO
«Chiedimi se sono di turno», con Giacomo Poretti: in agenda quattro serate nel Bresciano per il popolare attore comico FOTO FEDERICO BUSCARINODoppia replica il 26 e il 27 a Lumezzane, il 28 e il 29 a Breno FOTO BOSCARINO
«Chiedimi se sono di turno», con Giacomo Poretti: in agenda quattro serate nel Bresciano per il popolare attore comico FOTO FEDERICO BUSCARINODoppia replica il 26 e il 27 a Lumezzane, il 28 e il 29 a Breno FOTO BOSCARINO

«Quello dell’infermiere lo considero sempre uno dei lavori più belli, con un impatto umano incredibilmente alto». Nel silenzio di una corsia d’ospedale, tra medici, inservienti, pazienti e parenti, una piccola umanità operosa crea giorno dopo giorno una comunità umana, riunita sotto il segno della cura dell’altro. Ma come vive quel mondo, troppo spesso invisibile? Un’idea di questa vita, che corrisponde a una missione, la tratteggia efficacemente «Chiedimi se sono di turno», il nuovo spettacolo di Giacomo Poretti, amatissimo dal pubblico in trio con Aldo e Giovanni, che farà tappa al Teatro Odeon di Lumezzane in doppia replica il 26 e il 27 ottobre alle ore 20.45 per la Stagione del Teatro Odeon (29 e 25 euro), e a Breno il 28 e 29 ottobre al Cinema Teatro Giardino alle ore 20.30 per la Stagione del Teatro delle Ali (28 e 24 euro): è possibile acquistare i biglietti presso le biglietterie dei teatri oppure sul circuito vivaticket, ancora pochi posti disponibili. Tra ironia e riflessione, Poretti narra la storia di chi, partendo dalle pulizie dei bagni, si ritrova sulla scrivania del caposala, dopo un picaresco percorso tra i reparti dell’ospedale tra letti da rifare, suore, dottori, malati veri e immaginari. Un racconto che prende spunto dall’esperienza del suo autore. «La mia esperienza personale ha molto influito» spiega Poretti. «Già prima dell’arrivo del Covid ho sentito la necessità di raccontare l’ospedale, mettendo in ordine tutto quel materiale che si era accumulato nella mia memoria. Il datore di lavoro dell’ospedale è la malattia: a volte c’è una grande sofferenza, e questo rende lo spettacolo a modo suo tragicomico. Il linguaggio della comicità consente di poter frequentare territori scomodi, come quello della malattia». Con la scopa di saggina e l’immancabile pappagallo, lo spettacolo è anche il racconto di una strada tracciata oltre ogni previsione. «Al centro c’è il tema della casualità, delle sliding doors della vita, che molto spesso non è programmabile. Il mio sogno era fare il calciatore, anche se a dire il vero ero piuttosto scarso. Ma poi le circostanze mi hanno portato all’ospedale. Si inizia facendo le pulizie, poi arrivano anche gli studi, i corsi, e improvvisamente diventa la tua vita. Nelle corsie si trova ciò che si trova nel mondo fuori: c’è poesia, ma c’è anche la stupidità. La malattia però tende a livellare tutto e tutti, crea legami e relazioni, una vicinanza nel dolore». Un po’ come il Covid, che ha portato nuova luce su un mestiere fondamentale. «Il ruolo degli infermieri è stato importante. Sono stati mesi difficili, oggi i teatri tornano a popolarsi ma le mascherine continuano a ricordarci come abbiamo vissuto. In tanto dolore, abbiamo avuto una bella opportunità: vivere in casa con la nostra famiglia. Non mi accadeva da tempo, e forse non mi accadrà più, di poter condividere tanto tempo con mia moglie e nostro figlio, una sorta di piccola vacanza trasportata in un bilocale milanese. Ma ora è tempo di tornare alle nostre vite, ed è bello farlo grazie alla magia del teatro».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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