Macof per le donne iraniane: la solidarietà taglia traguardi

di Gian Paolo Laffranchi
Carolina Zani: fra le anime dell’idea promossa dal Macof a favore della battaglia delle donne iranianePaola Linda Sabatti: motore, insieme a Carolina Zani, dell’iniziativa
Carolina Zani: fra le anime dell’idea promossa dal Macof a favore della battaglia delle donne iranianePaola Linda Sabatti: motore, insieme a Carolina Zani, dell’iniziativa
Carolina Zani: fra le anime dell’idea promossa dal Macof a favore della battaglia delle donne iranianePaola Linda Sabatti: motore, insieme a Carolina Zani, dell’iniziativa
Carolina Zani: fra le anime dell’idea promossa dal Macof a favore della battaglia delle donne iranianePaola Linda Sabatti: motore, insieme a Carolina Zani, dell’iniziativa

Nemmeno un mese e il successo dell’iniziativa è ampiamente certificato. L’idea di Carolina Zani e Paola Linda Sabatti ha incontrato la sensibilità della gente bresciana: notevole la quantità di persone che si sono recate al Macof, a partire dall’11 ottobre scorso, per regalare ciocche dei loro capelli in segno di solidarietà verso le donne iraniane. Dai social network, con le immagini di stelle del cinema e della musica disposte a mettersi in gioco per una campagna di civiltà, al Centro della fotografia italiana a Brescia, dove per la dignità femminile e contro la violenza di genere si sono registrate più di 300 adesioni: disponibilità massima a sfoltirsi la capigliatura per non far scendere il silenzio su quanto sta accadendo in Iran e in particolare sulla sorte di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia religiosa per non aver indossato correttamente il velo (una ciocca di capelli fuori posto...) e trasferita in ospedale a Teheran dove per le percosse subite nella sua «ora di rieducazione» è morta a soli 22 anni. «Donne, vita e libertà», dunque: «Abbiamo preso spunto non solo dai personaggi famosi scesi in campo pubblicamente - spiega Carolina Zani - ma anche nella scia di grandi musei internazionali come il Maxxi a Roma. Siccome a Brescia non si era ancora attivato in questo senso nessuno, io e Paola abbiamo pensato che fosse arrivato il momento». L’idea ha preso corpo con la collaborazione del direttore artistico del Macof, Renato Corsini, e ha visto «una partecipazione varia e incoraggiante». Se nel mondo dello spettacolo l’uccisione di Mahsa aveva suscitato lo sdegno di Juliette Binoche e Charlotte Gainsbourg, Marion Cotillard e Charlotte Rampling, ma anche di Claudia Gerini e Belén Rodriguez, in via Moretto per aderire all’iniziativa del Macof si è mossa un’intera delegazione di avvocati e docenti: «Donne per le Donne. Io ci credo»: è il motto delle 13 partecipanti bresciane, di bianco vestite, che hanno voluto opporsi al regime di Teheran offrendo una ciocca dei loro capelli, convinte che ci sia «bisogno di un cambio di mentalità che noi per prime dobbiamo volere, facendo vedere anzitutto che siamo unite e siamo qui, attente a ciò che succede nel mondo. è giusto appoggiare chi si batte per compiere una rivoluzione culturale». Non solo donne, fra chi ha deciso di partecipare: «Non sono mancati gli uomini - sottolinea Carolina Zani - e chi non aveva chiome proprio folte, diciamo così, ha tenuto a far sapere che se avesse potuto avrebbe contribuito anche con i capelli che non ha. Chi non poteva venire in città di persona, poi, ha spedito le ciocche da casa. Una ventina di buste è arrivata dalla Valtrompia». E c’è ancora tempo, fino a fine mese. Dopodiché i capelli saranno inviati al Consolato iraniano a Milano. Non solo: le fotografie scattate diventeranno una mostra visitabile al Macof. Perché le iniziative hanno un principio e una fine, ma l’impegno civile non si ferma mai.•.

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