Mio zio Napoleone quando l’ironia non è solo inglese

•• Se qualcuno ritenesse che il senso dell’umorismo appartenga soprattutto agli scrittori inglesi, leggendo «Mio zio Napoleone» di Iraj Pezeshkzad (Francesco Brioschi editore, pp. 589, euro 20, nella bella traduzione e postfazione di Anna Vanzan), cambierebbe certamente opinione, visto che l’autore del corposo romanzo è un iraniano. Pubblicato per la prima volta in lingua persiana quasi mezzo secolo fa, nel 1973, il romanzo di Pezeshkzad, dopo la rivoluzione islamica del 1979, subì la censura nell’Iran degli ayatollah, anche se ha continuato a circolare in maniera clandestina, diventando negli anni un autentico cult della letteratura persiana. Il protagonista del romanzo è un ragazzino poco più che tredicenne, che asserisce di dover combattere per il suo amore, visto che si è innamorato come un adulto, della cugina Leili, purtroppo promessa ad un altro cugino e fatto ancor più grave che sia figlia del vecchio zio, che millantando un passato da patriota combattente, si è guadagnato il soprannome di «Caro zio Napoleone». Tutto il grande romanzo è costellato di figure comiche grottesche: il fedele attendente Mash Qasem, sempre pronto a confermare le imprese immaginarie dello zio, il cinico Asadoliah, donnaiolo impenitente, convinto che un viaggio a San Francisco sia la soluzione ad ogni problema, Puri, l’odioso promesso sposo di Leili, solo per citarne alcuni fra i tanti che animano le umoristiche pagine del romanzo. Leggiamo nella postfazione che «la tradizione persiana è ricca di letteratura umoristica e satirica espressa soprattutto in poesia fino all’inizio dell’epoca moderna (..) “Mio zio Napoleone” – afferma Anna Vanzan - con i suoi dialoghi incalzanti e le battute lapidarie sembra scritto per esser rappresentato sul palcoscenico, infatti, subito dopo la sua pubblicazione, viene adattato a fortunata serie per nuovo mezzo scenico, ovvero la televisione, divenendo così, tanto un bestseller librario quanto una delle serie televisive più viste e amate.(..) «La storia si svolge agli inizi degli anni Quaranta e ruota attorno alla figura tragicomica del patriarca di una ricca famiglia di Teheran, un ufficiale in pensione dei cosacchi, il corpo importato dalla Russia del XIX secolo per costituire un’armata scelta al servizio dei sovrani. «Il patriarca, nonché padre della Leili amata dal giovane narratore è un fanatico del mito di Napoleone, col quale si identifica al punto di sentirsi un eroe come lui, mentre in realtà nella sua vita non ha affrontato che qualche scaramuccia contro dei volgari briganti». I familiari e i vicini si vedono costretti a reggergli il gioco per scongiurare una serie di catastrofi. La storia d’amore contrastata tra il giovane protagonista e la cugina Leili (figlia dello zio Napoleone) è solo il pretesto per mettere in scena una carrellata di personaggi che al di là delle proprie caratteristiche fisiche e comportamentali, che potrebbero far pensare a macchiette e stereotipi della società iraniana, si fanno portavoce di un’ironia e una satira pungente esprimendo spesso una critica feroce nei confronti della loro civiltà. I personaggi costruiscono il proprio mondo portandovi dentro il lettore che alla fine finirà per chiedersi quale sia il confine tra realtà e finzione.•.

Suggerimenti