ONIRICI CETACEI

di Elia Zupelli
Un acquarello di Giorgio Maria Griffa, «Megaptera Novaeangliae»Un’altra delle opere di Giorgio Maria Griffa, intitolata  «Stacks»
Un acquarello di Giorgio Maria Griffa, «Megaptera Novaeangliae»Un’altra delle opere di Giorgio Maria Griffa, intitolata «Stacks»
Un acquarello di Giorgio Maria Griffa, «Megaptera Novaeangliae»Un’altra delle opere di Giorgio Maria Griffa, intitolata  «Stacks»
Un acquarello di Giorgio Maria Griffa, «Megaptera Novaeangliae»Un’altra delle opere di Giorgio Maria Griffa, intitolata «Stacks»

Mai visto «un nobile capodoglio nella piena maestà della sua possenza» nuotare in città? Se la risposta è no, l’occasione propizia per incontri ravvicinati del terzo tipo con i sovrani del mare, affascinanti creature fusiformi «capaci di incarnare gli aspetti più brutali e misteriosi della natura e di rappresentare appieno l'“altro da noi”», è stasera alla Galleria dell’Incisione di via Bezzecca, dove fino al 15 luglio sarà allestita «Cetacea», percorso espositivo snodato attraverso una trentina di acquarelli realizzati da Giorgio Maria Griffa, più una collezione di disegni, sempre legati al filo profondo blu, firmati da Andrea Antinori, Andrea Collesano e Andrea Pedrazzini. E dopo tutto ciò, rimasero solo le balene: artista biellese o meglio, come si definisce lui, «farmacista mancato: l'alchimia la uso per mescolare i colori», Griffa (1944) da qualche anno dedica il proprio lavoro ai cetacei, ispirato da grandi classici come «Moby Dick» di Herman Melville ma anche da letture recenti: una su tutte, «Leviatano ovvero La balena» dello scrittore e documentarista Philip Hoare. In particolare, quelli disseminati fra onde spumose, scogliere, pescherecci e relitti alla Galleria dell’Incisione (dove Griffa dal 2000 ha già esposto con due monografiche e diverse collettive), sono acquerelli per la maggior parte dedicati alla megattera (Megaptera novaeangliae) e al capodoglio stesso (Physeter macrocephalus), tracce imperiture nelle opere d'arte, nei romanzi, nelle favole, «strani personaggi che da sempre popolano i nostri sogni e le nostre più ancestrali paure», prediletti dall’autore rispetto alla balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), icona dell’immaginario comune. VIAGGIATORE solitario e silenzioso - «Non credo occorra il machete per farsi largo tra le emozioni» -, l’artista piemontese motiva la sua scelta: «Quest’ultima è troppo liscia e idrodinamica, al contrario le megattere appaiono terribili e pittoresche: coperte di cicatrici come righe bianche sulla lavagna, segno degli scontri tra maschi, e con le pinne frastagliate come vecchie bandiere. Le balene esistono da molto prima di noi uomini terricoli, legati alla gravità, dipendenti da sensi poco sviluppati. Loro, invece, con salti maestosi e immersioni repentine sfidano le leggi della fisica e occupano un mondo, ben più vasto del nostro dominio terrestre, che a noi rimane tanto invisibile quanto misterioso» Secondo Griffa «seppur scientificamente classificate, per noi sono aliene: seguono campi magnetici invisibili, vedono grazie al suono e sentono con il corpo. Allora - ipotizza l’artista riprendendo le parole di Ismaele, il marinaio narratore in Moby Dick - «prima o poi rimarranno solo loro e torneranno a nuotare, come un tempo, dove ora ci sono le Tuileries, il castello di Windsor e il Cremlino…». Grazie alla collaborazione con Galleria della Natura e Legambiente Brescia, «Cetacea» sarà anche l'occasione per riflettere «su cosa possiamo fare per limitare l'impatto dei nostri comportamenti sull'ambiente». Vernissage alle 18, ingresso libero. •

Suggerimenti