IL FESTIVAL

«Per le donne tempi duri nella ricerca scientifica»

di Ilaria Capua
Scienziata e virologa, Ilaria Capua lamenta un’emorragia di ricercatrici
Scienziata e virologa, Ilaria Capua lamenta un’emorragia di ricercatrici
Scienziata e virologa, Ilaria Capua lamenta un’emorragia di ricercatrici
Scienziata e virologa, Ilaria Capua lamenta un’emorragia di ricercatrici

«Voglio parlare al pubblico de LeXGiornate di salute circolare: un approccio allo studio della medicina che ha un presupposto decisamente ampio, e che impone di guardare non solo all’essere umano. Tale presupposto è il seguente: la salute delle persone è legata in maniera indissolubile agli animali, alle piante e all’ambiente.

Basta guardare al cambiamento climatico e agli eventi meteorologici estremi, che risultano sempre più frequenti, e con i quali madre natura ci sta dando un segnale. La salute dell’individuo equivale alla salute del sistema. Da questo punto vista, a Brescia avete l’Istituto Zooprofilattico, una vera e propria eccellenza che ha lo scopo di tutelare sia la salute dell’individuo, sia quella degli animali da compagnia.

La ricerca scientifica, comunque, deve fare dei passi in avanti sotto diversi aspetti, dal metodo alla tecnologia; ancora oggi produciamo vaccini che hanno bisogno di essere conservati a temperature fredde o ultrafredde, ma poi, quando scoppia una pandemia e si ha la pretesa di vaccinare tutto il mondo, servono dei vaccini che non abbiano bisogno di frigorifero o di elettricità. In Africa si è vaccinato poco più del 20 per cento della popolazione: mancano gli strumenti per applicare politiche di questo tipo.

L’Italia investe poco nella ricerca, e questo è un problema cronico, ma per risolverlo basterebbe adeguarsi agli standard europei. La ricerca di un certo livello è sempre formata da cordate di laboratori che mettono insieme il meglio che possano offrire. Un tema come «Voci di donna» mi permette di esporre anche un’altra criticità: le donne stanno vivendo un momento difficile nell’ambito della ricerca scientifica. In molte stanno abbandonando questo campo, a maggior ragione dopo che il Covid ha reso più difficile la gestione della vita quotidiana di tante mamme. L’attività di ricerca, già di per sé, non è ben remunerata, richiede lunghi turni che sforano anche nella notte, e per questo risulta molto impegnativa.

Persino la rivista Nature, qualche mese fa, ha sollevato la questione femminile: stiamo riscontrando un’emorragia di ricercatrici a livello globale, per questo mi piacerebbe che, anche attraverso il Festival, ci fosse una maggiore sensibilizzazione sul tema. Anche a causa della pandemia, stiamo rischiando di fare un salto all’indietro di un secolo, quando le donne non venivano valorizzate dai team o, addirittura, non erano nemmeno presenti.

Il ruolo di mamma è compatibile con una carriera di successo; d’altra parte i figli si fanno in due, quindi se la mamma ha un turno di notte o particolarmente lungo dovrebbe sempre esserci un’altra figura a prendersi cura dei bambini. È un peccato far studiare tante ragazze e poi non metterne a frutto il talento. Per perpetuare il genere umano, d’altra parte, servono entrambi i generi».•.

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