Pfm, una serata magica nel nome di De André per tornare alla normalità

di Claudio Andrizzi
Colpo d’occhio niente male per la ripartenza del Gran Teatro Morato dopo la pandemia: la Premiata Forneria Marconi ha fatto centro AGENZIA FOTOLIVE
Colpo d’occhio niente male per la ripartenza del Gran Teatro Morato dopo la pandemia: la Premiata Forneria Marconi ha fatto centro AGENZIA FOTOLIVE
Colpo d’occhio niente male per la ripartenza del Gran Teatro Morato dopo la pandemia: la Premiata Forneria Marconi ha fatto centro AGENZIA FOTOLIVE
Colpo d’occhio niente male per la ripartenza del Gran Teatro Morato dopo la pandemia: la Premiata Forneria Marconi ha fatto centro AGENZIA FOTOLIVE

Sembra ieri. Ma dall’ultimo concerto rock bresciano al coperto sono ormai passati quasi due anni. Riempiti di dolore, presagi sinistri, atmosfere irreali. Vero: quest’estate di musica dal vivo se n’è vista e ascoltata parecchia, un po’ ovunque. Mancavano all’appello però, per parlare di vera ripartenza, i locali, i club, i teatri. Come il Gran Teatro Morato: palco nevralgico del panorama live cittadino, ieri sera tornato ad aprire alla musica con «Pfm Canta De André»: show già andato in scena nel 2019 con un sold out al Dis_Play del Brixia Forum, annunciato poi in via San Zeno per il 24 febbraio 2020, annullato per l’ondata Coronavirus, più volte rimandato per il continuo peggioramento dell’emergenza sanitaria. Ieri, finalmente, la storica prog band italiana è riuscita a tornare in città per onorare l’impegno con i tanti fan che già avevano il biglietto in tasca da mesi e sono tornati a riempire questa platea rimasta troppo a lungo vuota. Tanta emozione, adrenalina a mille, magari anche un pizzico di commozione nascosta dietro le mascherine chirurgiche ancora di rigore. Sul palco a dettare la linea sempre lui, Franz Di Cioccio, 75 anni e non sentirli, capo indiscusso di un gruppo che ha ormai tagliato il traguardo del mezzo secolo di attività, ma ancora non sembra avere alcuna attenzione di appendere gli strumenti al chiodo. «Andremo avanti finché ci sarà la benzina», ha detto capitan Franz: riferendosi ad un carburante costituito dal calore del pubblico, dalle ovazioni di stima e di gioia raccolte ieri sera anche al Morato con l’ennesima replica (oltre 110, dal 2019 ad oggi) dell’omaggio a Faber, a quella lontana tournée che nel 1979 unì la band al mito del grande genovese. Ad oltre vent’anni dalla morte, De André sembra in realtà più vivo che mai: nei ricordi, negli omaggi, nei continui corsi e ricorsi che riportano la sua arte alla ribalta. Come succede nel concerto della Forneria, vera e propria «Celebration» di un messaggio che non ha smarrito la sua attualità, arricchito da un corredo musicale al solito superlativo. L’attacco di «Bocca di rosa» apre la strada ad un percorso a tappe tra classici senza tempo come «La guerra di Piero», «Andrea», «Rimini», prima della parentesi dedicata a «La buona novella», il quarto disco di De André ispirato ai vangeli apocrifi registrato nel 1970 con i membri del gruppo (quando ancora si facevano chiamare I Quelli). Poi via verso il gran finale, in un crescendo alimentato dall’entusiasmo senza freni del pubblico. Felice di festeggiare il lento ritorno alla normalità con queste canzoni, con questa band.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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