la ricorrenza

Quei cento giovani bresciani in marcia su Roma 100 anni fa

di Pino Casamassima
Era il 28 ottobre quando i fascisti si mossero per prendere il potere attraverso un colpo di Stato. Dalla nostra provincia partirono fra gli altri Filippo Tassara e i fratelli Clemente con Innocente Dugnani e Augusto Turati: nel '23 sarà segretario del partito in città
Augusto Turati con alcuni ufficiali fascisti: fu segretario del Pnf. Venne radiato dal partito nel 1933
Augusto Turati con alcuni ufficiali fascisti: fu segretario del Pnf. Venne radiato dal partito nel 1933
Augusto Turati con alcuni ufficiali fascisti: fu segretario del Pnf. Venne radiato dal partito nel 1933
Augusto Turati con alcuni ufficiali fascisti: fu segretario del Pnf. Venne radiato dal partito nel 1933

Un centinaio, c’erano tutti. Un centinaio di bresciani si unì ai 26 mila fascisti che marciarono su Roma il 28 ottobre 1922. Il loro «capobanda», come lui stesso si qualificherà quasi un mese dopo alla Camera nel famoso «discorso del bivacco», nella caput mundi arriverà in un comodo wagon-lit la mattina del 30. Una marcia, quella del fascismo, che sarebbe stata facilmente dispersa con quattro cannonate (come fatto con la Reggenza del Carnaro di d’Annunzio). A Brescia, nella buriana della conquista del potere da parte del fascismo, altre camicie nere occuparono Palazzo San Paolo, sede delle organizzazioni cattoliche, e la casa dei socialisti. «Da oggi comincia il paradiso dei buoni e l'inferno per i cattivi» urlò Augusto Turati.

Chi  erano i bresciani della «Marcia»

Si sa poco, in realtà, probabilmente per la loro inconsistenza a livello di nomea, buona o cattiva che fosse. Piero Alfonso Vecchia era il rampollo di una ricca famiglia di commercianti, autore – manco a dirlo – di una storia del fascismo bresciano. Giovanissimo, era entrato nel Direttorio provvisorio del fascio che si riuniva nel suo negozio di via Porcellaga o al caffè Maffio. Dei tanti partiti, molti si fermarono lungo la strada, preferendo proseguire la sosta fatta per rifocillarsi, ma non facendo mancare il loro «sostegno morale», ovviamente.

Benito Mussolini e i «quadrumviri»della Marcia su Roma  in una cartolina di regime: è passato un secolo esatto
Benito Mussolini e i «quadrumviri»della Marcia su Roma in una cartolina di regime: è passato un secolo esatto

I fratelli Perì, ad esempio, partiti da Calcinato al canto di «Giovinezza», impiegarono solo pochi chilometri per rendersi conto che quella non era cosa loro, e dopo trasformarono la marcia in gita fuori porta. Gli agronomi poi impegnati nella «Battaglia del grano» furono Costanzo Guarneri (Cazzago San Martino), Giacomo Mora (Calvagese), Francesco Carrera (Manerbio), Giulio Vergano (Felizzano), Giovanni Nodari, (Lograto), Tomaso Nodari (Acquafredda), Paolo Olivetti (Milzano). Se con i suoi 19 anni Dino Viaro da Gottolengo) risultava il più giovane, il più anziano risultò essere tal Giulio Vergano, «vecchio» di 46 primavere.

Filippo Tassara e i fratelli Clemente con Innocente Dugnani e Augusto Turati

Nella capitale non mancarono nomi illustri partiti da Brescia: Filippo Tassara, i fratelli Clemente e Innocente Dugnani: il primo vice comandante della «Disperata», il secondo fondatore del fascismo bresciano. Non poteva mancare Augusto Turati, che nel 1920 aveva aderito al Fascio degli interventisti, primo nucleo de fascismo bresciano guidato da quell’Alessandro Melchiori che per tutto il 1922 era stato alla testa delle squadre che agivano in città e provincia. Il 10 gennaio 1923 diventerà segretario del partito in città.

A cantare «Allarme siam fascisti» lungo la «Marcia» c'erano anche i fratelli Mario e Ferruccio Sorlini. Mario morirà nel gennaio del 1927 di malattia; a Ferruccio un carabiniere sparerà nel dopoguerra una raffica di mitra durante un processo - che lo vedeva imputato di diversi omicidi - proprio nella gabbia, davanti ai giudici.

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