Prima volta a Brescia per Veronica Raimo, vincitrice del premio Strega giovani 2022 con «Niente di vero» (edito Einaudi) ieri in dialogo con Giancarla Paladini. Un testo che racconta le dinamiche di una famiglia, indagando il detto e non detto: Veronica, 40enne romana di origine pugliese che soffre d’insonnia, è scrittrice e sceneggiatrice (proprio come l’autrice). «All’inizio non sapevo che sarebbe stato un romanzo - racconta Raimo -. Poi ho deciso di assumere questa prima persona, vicino al mio io, immaginando di scrivere un monologo teatrale. Ciò che c’è nel libro per me è una realtà romanzesca. Ho mantenuto però questa ambiguità e un po’ ci ho giocato, ad esempio con il titolo». I familiari della protagonista irrompono dalle prime parole: la madre ansiosa che vive in un mondo rasente la paranoia, il padre ipocondriaco e spaventato da tutto, il fratello che è il genio della famiglia e il «cocco di mamma», Veronica invece che è inesistente. «La Veronica bambina sfrutta il suo non essere vista, soprattutto dalla madre - spiega Raimo -. Le attenzioni vanno tutte sul primogenito e questo la porta a costruire un’identità basata su bugie, sotterfugi, trovando nell’invisibilità una forma di libertà e una via di fuga. Una bambina libera seppur non felice». La sua intera vita è nel solco dell’indeterminatezza: non viene mai chiamata con il suo nome. La madre si rivolge a lei come Verica perché voleva chiamarla Erica, il padre la apostrofa «oca», Veronica si identifica con la K. La situazione è paradossale: la madre crede alle frottole che le racconta la figlia ma mai alla verità. E il punto di vista è «quello della Veronica adulta» puntualizza Raimo. Un libro intelligente, percorso da una pungente ironia che fa spesso sorridere i lettori: inno alla «contro-formazione», in un momento, quello odierno, dove l’autodeterminazione è vista come fondamentale. «Le varie Veronica si uniscono in una sorta di resa, ammettendo che si può rivendicare una non trasparenza nei propri desideri - dice Raimo -; non si arriva a una vera età adulta, a un processo di emancipazione, a un’epifania. È affascinata dai gusti e dai desideri altrui, iperromantica, ma non vive mai in prima persona. Questo perché non per forza sappiamo chi siamo e dove vogliamo andare». Gi.F.