L'INTERVISTA

Roy Paci: «A Sanremo vestirò bresciano Qui mi sento sempre a casa»

di Gian Paolo Laffranchi
Il Quartetto di Brescia insieme a Maurizio Miri, padrone di casa nel suo showroom, alle spalle di Roy Paci. FOTO MIRIAM QUARANTA
Il Quartetto di Brescia insieme a Maurizio Miri, padrone di casa nel suo showroom, alle spalle di Roy Paci. FOTO MIRIAM QUARANTA
Quartetto di Brescia

•• Tutte le strade che portano a Sanremo sembrano passare da Brescia. Dalle sue voci (in gara ci saranno Francesco Renga e Coma_Cose) come dallo showroom di Maurizio Miri, stilista rock per eccellenza che al prossimo Festival ri-vestirà Roy Paci.

Trombettista e cantante, compositore e produttore capace di spaziare (dalla tradizione al jazz, dallo ska al soul, dal rocksteady alla patchanka, dal funky al reggae), già al fianco non a caso di mostri sacri quali Manu Chao e Mike Patton, Roy è passato a salutare l’amico Maurizio che fra le sue giacche gli ha fatto trovare una sorpresa: ad accoglierlo, le note morriconiane del Quartetto di Brescia. Anche loro fieri indossatori del made in Bs griffato Miri, Stefano Belotti, Fabio De Cataldo, Alberto Pedretti ed Emanuele Quaranta hanno lasciato Paci senza parole. Un attimo di stupore, poi la sua espressione si è sciolta in un sorriso. E l’incontro è diventato subito una jam (nel nome di Gershwin). «Maurizio mi ha spiazzato: lo ringrazio anche per questo. Lui sa che non lo tradirò mai», giura Roy. Che due anni fa ha vestito una sua giacca all’Ariston da ospite dei Negrita e giovedì 4 marzo supporterà Fulminacci insieme a Valerio Lundini nella serata dedicata alla cover: «Penso positivo» il brano da reinventare.

Paci-Lundini-Fulminacci: il trio promette scintille. Come sono state le prove? Una meraviglia. Fulminacci è un talento davvero interessante, Lundini un comico eccezionale: nelle prove non riuscivo a suonare dal troppo ridere. Ci divertiremo.

Nei suoi show è una regola. Indimenticabile il concerto di tre anni fa a Brescia, in Latteria Molloy. Per Roy Paci & Aretuska fu un pieno di entusiasmo. Io di quella serata sono andato avanti a parlare mesi, conquistato dal pubblico bresciano: un’energia che ho riscontrato poche volte, una risposta incredibile. E in Latteria ho trovato un’ipermegaprofessionalità che va sottolineata mille volte: conosco migliaia di live-club, in Italia e all’estero, e la Molloy merita il podio perché ha capacità, consapevolezza... tutto.

Brescia sarà rappresentata al Festival da Francesco Renga e Coma_Cose, oltre che da un autore emergente come Enrico «Estremo» Botta. Non mi stupisce, questo. Da sempre qui c’è una scena interessante. Bresciano è Max Pietta, con cui ho suonato tante volte. Quando si potevano fare tournée se non si passava da Brescia si era degli sfigati, la Festa di Radio Onda d’Urto e il Magazzino 47 sono esempi anche sul piano dell’impegno. Io mi sono sempre sentito a casa. Senza dimenticare il mio amore per il Franciacorta: sono diventato amico di Adriano Baffelli, amo questa terra e i suoi vini.

Lei ha aderito a KeepOn Live e si è sempre speso per una maggiore considerazione della musica in Italia. A che punto siamo? Al punto che all’estero ci sono garanzie che un musicista italiano si sogna. Quando suonavo con Manu Chao prendevo i contributi da Parigi: so di cosa parlo. I nostri politici dovrebbero quantomeno imparare a copiare bene dai Paesi vicini. Fa male l’ignoranza con cui non si dà il giusto peso alle difficoltà di un settore che ha bisogno di aiuti concreti. Anche sul palco di Sanremo avremo modo di esprimere la nostra protesta. Sono certo che Amadeus e Fiorello non si opporranno.

A Matera insieme a Diodato ha affiancato i Calibro 35 in «Passaggi nel tempo - Omaggio a Ennio Morricone». Quello show diventerà un album? L’idea è questa, sì. Con la regìa sapiente di Tommaso Colliva. •.

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