RESTAURI

Santa Maria del Corlo, nuova vita per gli stucchi e gli affreschi secenteschi

Prossimo passo sarà il recupero della lunetta «Natività di Maria»
Santa Maria del Corlo di Lonato
Santa Maria del Corlo di Lonato
Santa Maria del Corlo di Lonato
Santa Maria del Corlo di Lonato

Conclusi i lavori della volta presbiteriale nella Chiesa di Santa Maria del Corlo a Lonato: tornano a nuova vita gli stucchi e gli affreschi secenteschi. Un paziente intervento di restauro intrapreso tre anni fa nella Chiesa di Santa Maria del Corlo a Lonato sta integralmente restituendo la complessità decorativa di questo edificio di antiche origini, restaurato e ampliato nella seconda metà del XVI secolo per volontà di una confraternita di Disciplini che lo resse fino al Settecento.Gli interventi hanno inizialmente svelato la completa «fisionomia iconografica» delle due cappelle laterali dell'aula, scrigni di pitture tardocinquecentesche, precedentemente visibili solo in stato frammentario. Nella cappella di sinistra, dedicata a San Michele Arcangelo, il Cristo, fra Maria e Giovanni Battista, si erge a giudice delle scene affrescate sulle pareti laterali: da un lato figure di beati ascendono alla sfera celeste, accompagnate da angeli, dall'altra si contrappone la visione apocalittica della città di Babilonia in fiamme con un viluppo di corpi tormentati da figure demoniache, così punita per avere tentato sfacciatamente di resistere contro Dio.La cappella speculare, dedicata alla Santissima Trinità, presenta una volta con i quattro Evangelisti entro medaglioni contornati da preziosi motivi a grottesche e quattro virtù allegoriche mentre, sulle pareti laterali si fronteggiano le Sante Apollonia e Lucia e la «Visitazione di Maria ad Elisabetta» .L'attuale intervento, che ha interessato la volta presbiteriale, è stata promossa come le precedenti dalla «Fondazione Madonna del Corlo Onlus», presieduta da Adriano Robazzi, con il coinvolgimento di Fondazione Comunità Bresciana, Provincia di Brescia, Comune di Lonato e ditta Feralpi. I LAVORI SONO stati svolti sotto la supervisione della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici (guidata da Laura Sala) e eseguiti dalle restauratrici Luisa Pari, Sandra Ragazzoni e Alberta Carena. Il restauro ha interessato l'articolata decorazione plastico-pittorica della copertura a botte, eseguita fra il 1615 e il 1628, costituita da cornici e busti in stucco e da sette riquadri ad affresco eseguiti dai bresciani Antonio e Bernardino Gandino, raffiguranti Storie della Vergine. L'operazione ha condotto a rimuovere le molteplici ridipinture e le stesure di materiali di diversa natura e scarsa qualità, applicate nel corso dei secoli. Al termine di questa laboriosa pulitura la decorazione è stata finalmente risarcita nei suoi colori e patine originali: attenzione particolare è stata risevata agli affreschi che «in conseguenza dell'ultimo restauro, risalente agli anni Cinquanta presentavano i danni maggiori; una stesura abbondante di cera aveva infatti fissato uno spesso deposito di sporco alla pellicola pittorica, forse al solo scopo di ridare brillantezza agli affreschi offuscati, seguendo una vecchia ma dannosa pratica».Ora il candore degli stucchi permette di leggere chiaramente questo meraviglioso apparato plastico, difficile da illustrare a parole per la ricca concentrazione di figure: quattro riquadri ai lati opposti del medaglione centrale racchiudono coppie di arpie con al centro le «Virtù Cardinali»; sui fianchi due cartelle presentano le personificazioni della Fede e della Salvezza. Attorno agli affreschi le cornici contengono 'a fatica' teste di cherubini, angioletti, busti di arpie. Le pitture gandiniane, prima opache e annerite, rivelano nuovamente gli originali particolari sia nelle fisionomie delle figure sia negli sfondi architettonici e ambientali (interessante e inconsueto da un punto di vista iconografico il riquadro della «Dormitio Virginis», la morte della Vergine).Prossimo passo sarà il restauro della lunetta, raffigurante la «Natività di Maria», originariamente posta nella cimasa dell'altare maggiore e provvisoriamente depositata in altro luogo. La tela, di scuola bresciana, collocabile fra XVI e XVII secolo, decorava il precedente altare tardocinquecentesco della chiesa (l'attuale è rifacimento settecentesco) ed introduceva il ciclo dedicato alla Vergine nel vano presbiteriale. La riscoperta della chiesa del Corlo si appoggia anche alle potenzialità del Web 2.0, su Youtube, digitando il nome dell'edificio, sono visibili alcuni filmati a esso dedicati e l'efficacia comunicativa della Rete si è propagata Oltreoceano dove il restauratore americano Scott M. Haskins, sensibile conoscitore del nostro patrimonio, sta promuovendo online la bellezza di questo luogo. oR.B.

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