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«Se non posso ballare... non è la mia rivoluzione» Storie di donne valorose con Lella Costa

di Stefano Malosso
Da martedì 3 a domenica 15 maggio sul palco del Sociale
Lo spettacolo ha la regìa di Serena Sinigaglia e la presenza di Lella Costa, che ha partecipato alla scrittura scenica con Gabriele Scotti ROSSETTI/PHOCUSD’ispirazione, «Il catalogo delle donne valorose» di Dandini ROSSETTI/PHOCUS
Lo spettacolo ha la regìa di Serena Sinigaglia e la presenza di Lella Costa, che ha partecipato alla scrittura scenica con Gabriele Scotti ROSSETTI/PHOCUSD’ispirazione, «Il catalogo delle donne valorose» di Dandini ROSSETTI/PHOCUS
Lo spettacolo ha la regìa di Serena Sinigaglia e la presenza di Lella Costa, che ha partecipato alla scrittura scenica con Gabriele Scotti ROSSETTI/PHOCUSD’ispirazione, «Il catalogo delle donne valorose» di Dandini ROSSETTI/PHOCUS
Lo spettacolo ha la regìa di Serena Sinigaglia e la presenza di Lella Costa, che ha partecipato alla scrittura scenica con Gabriele Scotti ROSSETTI/PHOCUSD’ispirazione, «Il catalogo delle donne valorose» di Dandini ROSSETTI/PHOCUS

«La vostra guerra non è la nostra. Noi siamo per l’allegria / e la grazia, ossia / la felicità», scriveva Elsa Morante in una sua celebre opera poetica, affermando la voce femminile come opposizione all’orrore e alla violenza, come leggerezza e saggezza racchiuse in un’unica, salvifica parola. C’è grande attesa per lo spettacolo «Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione», nuova tappa della stagione del Centro Teatrale Bresciano, in programma da stasera fino a domenica 15 maggio al Teatro Sociale (alle 20.30 e domenica alle 15.30). Lo spettacolo vedrà la regìa di Serena Sinigaglia e la presenza sul palco di Lella Costa, che ha anche partecipato alla scrittura scenica con Gabriele Scotti: una rappresentazione ispirata al libro «Il catalogo delle donne valorose» di Serena Dandini, che mette in scena una sorprendente schiera di donne: intraprendenti, controcorrente, quasi sempre incomprese, che hanno lottato per raggiungere traguardi che sembravano inarrivabili. «Il libro di Dandini è necessario, lei sa sempre individuare il momento giusto per raccontare - spiega Lella Costa -. Mentre nel volume si raccontavano 34 storie, con Serena Sinigaglia abbiamo deciso di portarle a cento, rendendole delle evocazioni di figure che riteniamo importanti. Attraverso lo spettacolo portiamo sul palco i talenti femminili che ci hanno colpito, sempre troppo pochi rispetto a quelli reali».

Lo spettacolo scorre da Mary Anderson, che ha inventato il tergicristallo, a Olympe De Gouges, autrice nel 1791 della Dichiarazione dei diritti della donna; da Tina Anselmi, primo ministro della Repubblica Italiana, a Maria Callas con la sua voce immortale, passando per Emily Dickinson, Virginia Woolf e Ilaria Alpi. «Tutte mi colpiscono, molte non le conoscevo e sono state motivo di studio. Con alcune abbiamo giocato con la sorpresa, evocandole in modo ogni volta diverso, con la musica, le luci, le citazioni di ciò che hanno detto o che qualcuno ha detto di loro. Ne è nato un lavoro composito, ricco, con tempi e ritmi molto serrati. Ogni sera mi stupisco e mi emoziono di fronte al talento femminile. Un valore del quale non sempre siamo consapevoli. Basta pensare a figure come Marie Curie, che ha vinto due premi Nobel per la chimica e la fisica. O come la poco conosciuta Eugénie Brazier, l’unica ad aver ricevuto ben sei stelle Michelin per i suoi ristoranti. Emergono figure sorprendenti, capaci di donare valore al mondo».

Da Hannah Arendt ad Artemisia Gentileschi, sono tante le donne del passato che possano essere d’ispirazione. «Ogni tanto ho la sensazione che ci siano stati periodi più favorevoli per le donne rispetto al nostro. Basti pensare a figure come Laura Bassi, cattedra accademica nel Settecento. A Edith Stein, alla quale invece la cattedra fu vietata nel Novecento. Ma non c’è un intento lamentoso: come scriveva Emma Goldman, la capacità femminile consiste nel non accontentarsi di ciò che c’è. Un pensiero che inevitabilmente ci porta al dramma di questi giorni, che ci fa pensare a una figura sconosciuta come Lucia Apicella, una signora di origini umili che nei giorni dopo la guerra raccoglieva i resti dei soldati morti e li restituiva alle famiglie, perché i figli sono sempre figli, e le guerre fanno sempre schifo».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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