Il progetto

Sei artisti per sei stazioni del metrò. Si parte da Vittoria

di Eugenio Barboglio
Un'operazione sostenuta da Fondazione Cab
Opere di Nathalie Du Pasquier recentemente esposte a BresciaL’artista di Bordeaux riempirà di colori Vittoria
Opere di Nathalie Du Pasquier recentemente esposte a BresciaL’artista di Bordeaux riempirà di colori Vittoria
Opere di Nathalie Du Pasquier recentemente esposte a BresciaL’artista di Bordeaux riempirà di colori Vittoria
Opere di Nathalie Du Pasquier recentemente esposte a BresciaL’artista di Bordeaux riempirà di colori Vittoria

Nel giro di tre anni la metropolitana si trasformerà in una galleria d’arte contemporanea. La galleria pubblica mai realizzata ma tante volte vagheggiata... scende al piano di sotto. Non si è mai fatta in superficie, qualcosa che le assomiglia si farà sotto terra. Nelle stazioni della metropolitana. Il progetto partirà tra poche settimane, dalla stazione Vittoria. Ma è un progetto, come dire, multifase. Alla Vittoria troveranno posto opere dell’artista Nathalie Du Pasquier, astratte e colorate. Per Natale sarà levato il velo, ma per ammirare le opere ci sarà tempo. Fino all’Epifania? Fino al 2023 l’anno della capitale della cultura? La metropolitana-museo non è a tempo determinato. Le opere resteranno nelle stazioni in via definitiva. Ecco perchè si può parlare davvero di galleria d’arte. Con la francese Nathalie Du Pasquier inizia ma non finisce l’operazione di arte diffusa: dalla Vittoria si passerà ad altre stazioni. In totale sei artisti per sei fermate metrò. Nel 2022 saranno allestite due stazioni e altre due l’anno successivo, infine nel 2024 l’ultima installazione. Le stazioni più adatte e che sicuramente verranno interessate sono quelle cosiddette profonde. Ma si andrà anche verso la periferia. Non sfuggirà la cornice dell’operazione: Subrixia, che nasce nel 2015 con una serie di artisti, cinque in quel caso, ma con la differenza che allora le esposizioni erano temporanee, l’operazione era effimera, transitoria. Di quella «prima puntata» dell’iniziativa è rimasta una traccia: il cartello «Brescia» capovolto di Marcello Maloberti, alla stazione della metro Fs, opera ora acquistata dalla Fondazione Cab. È la stessa stazione che ora ospita i 205 pannelli dell’Incancellabile Vittoria, il grande «collage» di Emilio Isgrò, che occupa l’intera parete di fondo e che per qualche anno ancora resterà lì. L’arte in metropolitana non è una novità. Ci sono illustri esempi, da Napoli a Londra, per non parlare della metro di Stoccolma che con i suoi 110 km di lunghezza è considerata l’esposizione d’arte più estesa del mondo. Dopo il 2015 e Emilio Isgrò il Covid ha forse smorzato i sogni di Brescia di entrare nel novero di queste città d’arte sotterranea, ma non li ha spenti. Grazie a Fondazione Cab, l’ente promotore di questo progetto, di questa «seconda puntata» di Subrixia, di più ampio respiro e spessore culturale. In veste di curatore ritroviamo Luca Lo Pinto, che nel frattempo è stato nominato direttore del Macro, il museo di arte contemporanea di Roma dopo essere stato curatore alla Kundstalle di Vienna: una delle figure emergenti nel suo campo. Accanto a lui agisce un comitato scientifico che dovrà selezionare gli artisti da inserire nelle stazioni metrò dopo la Vittoria. Con il comitato opera anche Chiara Rusconi, gallerista in città, e consigliera della Fondazione Cab (già nel cda di Brescia Musei) di cui cura in progetti culturali. Nei prossimi mesi dunque, inaugurata Du Pasquier, si procederà alla scelta degli altri artisti e all’abbinamento con le stazioni, con un occhio di riguardo per la compatibilità tra le opere e l’ambiente circostante, che non è la sala di un museo ma un’infrastruttura frequentata tutti i giorni da migliaia di persone. Impossibile dimenticare il caso delle installazioni di Mimmo Paladino proprio per la Fs, laddove oggi campeggia Isgrò. Installazioni al plurale, sì, proprio perchè l’artista beneventano ne progettò più d’una per superare l’impasse che ogni volta si frapponeva per ragioni di sicurezza o appunto di compatibilità (dei materiali, del tema) alla realizzazione dell’opera. L’arte contemporanea in metropolitana, che nel ’23 conterà già su cinque allestimenti per altrettante stazioni dirà dunque la sua nell’anno della cultura, battendo un colpo in una città in cui non è mai stata assoluta protagonista. E lo batte ancora una volta con l’arte pubblica, quella sotto gli occhi di tutti, fruibile senza dover pagare un biglietto. Nathalie Du Pasquier, l’artista con cui comincia questo affascinante percorso nella metropolitana, è nata a Bordeaux in Francia nel 1957, ma dal 1979 vive e lavora a Milano. Fino al 1986 ha lavorato come designer, specializzandosi nella superficie decorata. È membro fondatore del gruppo Memphis per il quale progetta tessuti, tappeti, mobili e oggetti. Quando il gruppo si è scioglie, nel 1987, la pittura è diventata la sua attività primaria. Ha esposto in innumerevoli città, tra le mostre recenti da segnalare quelle alla Kunsthalle Wien, ICA Philadelphia, Camden Arts Centre London, MGLC di Lubiana, GfZK Lipsia. All’inizio dell’anno ha tenuto, al Macro di Roma, una grande personale con più di cento opere tra dipinti, sculture, disegni, tappeti, libri e ceramiche, realizzate tra gli anni 80 e oggi, proprio a cura di Luca Lo Pinto. •.

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