SEPULVEDA LA FAVOLA DELLA VITA

di Mauretta Capuano
Luis Sepulveda, lo scrittore cileno è morto di Covid-19 un anno fa
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Luis Sepulveda guerrigliero, prigioniero politico, giornalista, ecologista, in esilio, bambino solitario che se ne stava a pensare dentro a un cesto di vimini usato per il bucato, ragazzo che a 13 anni voleva fare il calciatore e giovane innamorato che regalava caramelle. È l’uomo e il combattente più che lo scrittore quello a cui Ilide Carmignani, la traduttrice italiana di Sepulveda, restituisce la voce in Storia di Luis Sepulveda e del suo Gatto Zorba, in libreria da oggi per Salani. A un anno dalla morte - il 16 aprile 2020 - di Lucho, come gli amici chiamavano l’autore di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, la Carmignani si fa straordinaria biografa per raccontare «la vita pazzesca» di uno scrittore amatissimo in Italia, dove ha venduto oltre 7 milioni di copie con i suoi libri, che venivano sempre pubblicati prima nel nostro Paese, e due milioni solo con la Gabbianella. «Spero che questo libro sia un ponte per portare i giovani da Lucho, per farglielo conoscere anche come uomo e come bambino, come ragazzo visto che lui non c’è più», dice la Carmignani che ha lavorato per 26 anni con lo scrittore, scomparso a 70 anni a causa del Covid-19, del quale era grande amica. «È lui che parla, è lui che racconta. Io mi sono resa un po’ invisibile, forse come traduttrice mi è venuto più spontaneo. Dopo 26 anni di libri, poesie, sceneggiature, una marea di articoli di giornale, tutte le chiacchierate insieme. Un atto di giustizia poetica come mi ha detto Carmen, sua moglie. Lui era troppo generoso, voleva scrivere le storie degli altri e tutti gli chiedevano di scrivere la sua». Ed è proprio Carmen Yanez, la poetessa cilena moglie di Sepulveda, ad aprire il libro con un’intensa poesia e a chiuderlo «come in un abbraccio» con una preziosa postfazione in cui sottolinea: «Attraverso il genere della favola, creando personaggi ispirati dalla grandissima intesa che aveva con la natura e con gli animali, Lucho ha esaltato i valori di cui era fatto per passare all’umanità i concetti etici della diversità, dell’uguaglianza, del rispetto dell’altro e della solidarietà». Prima biografia dello scrittore, diversa da quelle classiche e rigorose, il libro vede Sepulveda dialogare con il gatto Diderot, quello della Gabbianella. «Gli volevo dare un interlocutore, scrivere un libro che si rivolgesse a tutti, nella tradizione delle favole di Sepulveda per ragazzi dagli 8 agli 88 anni, e quindi avevo bisogno di una voce che qualche volta lo sollecitasse a spiegare perché la vita di Lucho è un pezzo di storia del Novecento. Ci sono aspetti non solo duri ma complessi, come la politica di Salvador Allende, il negazionismo». E c’è anche la gatta Kissa che vive al Polo Nord e difende l’ambiente. Meravigliosa la cornice, in un bazar sul porto, ad Amburgo, pieno di oggetti strani, con 17 macchine da scrivere appartenute a grandi scrittori e scrittrici dei cinque continenti: gli abitanti e i marinai di passaggio possono scegliere quella preferita per raccontare il giorno più felice della loro vita. Qui arriva Sepulveda, che agli occhi di Diderot assomiglia tanto al suo amico, il gatto Zorba, e sceglie la macchina da scrivere di Hemingway, da cui racconta questa storia. «Sepulveda scriveva sempre con i suoi gatti vicino. Amava molto Hemingway, aveva combattuto nella guerra di Spagna insieme all’adorato zio dello scrittore, Pepe Sepulveda, è un dato storico. Sono tutte cose che arrivano da Lucho quelle che racconto. Il libro è venuto velocissimo, come tirare un filo, in un mese e mezzo». E aggiunge: «Dando voce a chi non aveva voce Sepulveda parlava a tutti. Credo che fosse la persona più lontana da un concetto aristocratico della letteratura che esista al mondo». «Non ho voluto raccontare il Sepulveda scrittore perché mi sembrava che i suoi libri, proprio per questa loro capacità di parlare a tutti, potessero essere solo un po’ banalizzati da me. Raccontando il Sepulveda uomo e cittadino in qualche maniera si illumina meglio la parte di scrittore che uno può leggersi da solo attingendo alla fonte». Pieno di dettagli che restituiscono lo sguardo di Lucho, che era serio ma con gli occhi buoni e aveva un «senso dell’umorismo pazzesco», il libro ha anche delle foto indimenticabili che Carmen ha concesso con grande generosità. «Ci tenevo che i ragazzi vedessero Neruda e Allende che si abbracciano, Lucho bambino, il vero Zorba». La biografia si chiude con un breve accenno al ricovero in ospedale prima del tragico epilogo.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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