«Sulla soglia» in tandem Peli e Tevini

di C.A.
Giovanni PeliStefano  Tevini
Giovanni PeliStefano Tevini
Giovanni PeliStefano  Tevini
Giovanni PeliStefano Tevini

Un romanzo distopico «made in Bs» nell’epoca distopica per eccellenza: esce oggi per Calibano «Sulla soglia», libro scritto a quattro mani da Giovanni Peli, noto anche per la sua attività di poeta e cantautore, con Stefano Tevini, scrittore, giornalista (per Nocturno e Duels) oltre che collaboratore di Flatlandia su Radio Onda d’Urto. Gli autori hanno immaginato una specie di dittatura al contrario in cui hanno vinto i buoni: politically correct, alimentazione vegan-bio, decrescita ed eutanasia obbligatoria a 64 anni. Il protagonista, Giovanni, ne ha 63 e nel tempo che gli resta deve ricucire il rapporto con il figlio Stefano, entusiasta del regime. Insomma, un futuro da brividi: anche se il Covid non c’entra. «Il soggetto è nato almeno cinque anni fa – racconta Giovanni Peli -. Ho tentato più volte di raccontare questa storia, ambientata in un futuro in cui su ogni valore regna quello del Risparmio. Anche sulla vita. Il mondo che avevo da raccontare era chiaro ma non era affatto chiaro come raccontarlo. Per questo mi sono rivolto a Stefano Tevini, vero specialista della narrativa distopica. Ci siamo seduti davanti a una prodigiosa pizza e ci siamo detti: “Io e te non abbiamo niente a che spartire, perciò costruiamo tutto sul dramma tra due personaggi che abbiano un rapporto viscerale (il mio classico tema padre-figlio, presente in quasi tutti i miei libri). Quindi: 2 scrittori, 2 voci, 2 punti vista, 2 personaggi principali. Un capitolo tu e un capitolo io, e così via fino alla fine della storia. È stato divertente e secondo noi anche molto efficace». Nessun punto di disaccordo «In verità – racconta Stefano – prevedevo un bagno di sangue data la profonda diversità tra me e Giovanni: invece siamo andati estremamente d’accordo. La discussione più aspra che abbiamo avuto è stata circa la scelta della pizzeria in cui riunirci per fare il punto della situazione nelle diverse fasi del romanzo». IL LIBRO è «un atto di diffidenza verso le verità assolute, verso le narrazioni che pretendono di risolvere la realtà spianandone le contraddizioni in nome di una presupposta superiorità morale – spiega Stefano -. La realtà è un fatto complesso, e il modo in cui ci rapportiamo alle pieghe, alle storture e ai coni d’ombra può avere risvolti dolorosi anche con le migliori intenzioni di partenza». Attenti al futuro che sogni, si legge in copertina: ma che futuro è possibile sognare in questo momento? «Io mi limito a sperare che finisca l’emergenza Covid – dice Peli -. E confesso che nel lockdown ho scritto, tentando di rendere il più possibile slegato dalla pandemia il mio “diario-di-pandemia”. Il libro c’è già e si intitola La vita immaginata, una raccolta di poesie e prose. Doveva uscire a novembre ma ho rimandato all’anno prossimo». «Sognare non è una scelta, è un bisogno vitale – conclude Stefano-. Poi, certo, in questo presente, ma direi pure da qualche anno a questa parte, sognare per molti è comprensibilmente difficile». •

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