«Una luce dal di dentro» La scoperta di Fassbinder

di Chiara Comensoli
Maria Mirani: autrice del volume, frontwoman delle Viadellironia
Maria Mirani: autrice del volume, frontwoman delle Viadellironia
Maria Mirani: autrice del volume, frontwoman delle Viadellironia
Maria Mirani: autrice del volume, frontwoman delle Viadellironia

Abbandono, tragica ossessione, perdita e torbide relazioni. Aveva questa voce, cupa e caliginosa, il repertorio tematico dell’opera crudamente innovativa di Rainer Werner Fassbinder; questo il fil rouge del linguaggio espressivo di uno dei più grandi esponenti del Nuovo Cinema tedesco degli anni ’80. Ad omaggiare il lavoro del regista bavarese, scomparso il 10 giugno di quarant’anni fa, l’intelligenza di Maria Mirani, cantante e chitarrista delle Viadellironia. In «Una luce dal di dentro», volumetto edito da Bietti Fotogrammi, la musicista bresciana si lancia all’inseguimento delle coordinate eufoniche tracciate dal cineasta durante la sua attività. La musica, accuratamente selezionata da Fassbinder quale mezzo artistico dotato di grande abilità di «detonare in sensazione», si presenta nel saggio della Mirani come un companatico di tetra solennità, il perfetto accompagnamento al piatto principale, il più amaro del menù: le immagini che danno forma e spessore alle storie nefaste di volta in volta raccontate dalle pellicole. La luce dal di dentro è quella sferrata dal colpo brutale della musica, perfettamente congeniale al linguaggio triviale e sboccato delle immagini e dei temi. Ugualmente armoniosa e disarmonica, equilibrata e instabile, gaudente e dolorosa. Il libro ripercorre e tenta di motivare, capitolo per capitolo, le scelte musicali operate e poi perfettamente cucite addosso alle multiformi pellicole dal Fassbender regista, attore, uomo - divorato, in tutte le forme nelle quali è vissuto, dallo stesso bacillo mortale dell’irrequietezza e della paura. Impotenza e immoralità, pustole che pullulano in film come «Effi Briest», «Il diritto del più forte», «Il matrimonio di Maria Braun», sono sottolineate ed esasperate dalla tecnica dell’overloaded soundtrack (colonna sonora sovraccaricata); Berlin Alexanderplatz, suddiviso in episodi nei quali il protagonista cade in una corruzione sempre più profonda, impiega la monodia lirica come grido nostalgico e unificante, ma anche come colonna sonora a contorno dei momenti di elucubrazione sospesa del personaggio sull’azione. Mirani riesce a trovare la quadra delle scelte musicali di Fassbinder: ad ogni struggimento il suo canto, ad ogni depravazione il suo strido.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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