Valeria Arzenton

È passato un anno da «Aggiungi un posto a tavola» con Lorenza Mario
È passato un anno da «Aggiungi un posto a tavola» con Lorenza Mario
È passato un anno da «Aggiungi un posto a tavola» con Lorenza Mario
È passato un anno da «Aggiungi un posto a tavola» con Lorenza Mario

•• «Gli eventi live rappresentano un bene unico e irripetibile: non potremo farne a meno per sempre. Resistiamo, cercando di essere fiduciosi». E al tempo stesso lucidamente consapevoli delle criticità che la pandemia ha determinato per l’intero settore ma anche degli spiragli di luce che iniziano a intravedersi in fondo al tunnel. Fa strano dirlo visto il nuovo inabissamento di Brescia e provincia in zona arancione «rafforzata», ma il quadro tracciato da Valeria Arzenton a un anno esatto di inattività del gruppo Zed – del quale è cofondatrice e cui fanno riferimento il Gran Teatro Morato di Brescia e il PalaGeorge di Montichiari – delinea prospettive di ripartenza nonché progetti per un’evoluzione futuribile e necessaria del comparto culturale legato a concerti, teatri e manifestazioni dal vivo. Un «anniversario» infausto… Senza dubbio. Una ricostruzione però è possibile: per ripartire in sicurezza servirà partecipare in prima linea, con spirito combattivo e capacità imprenditoriale, imparando dal passato ma con la spinta crescente verso valori sempre più europei e cosmopoliti. Cosa vi aspettate dalle istituzioni? Un fondo per la riapertura e, non meno importante, un sostegno da qua alla riapertura. Soprattutto se le capienze, com’è facile immaginare, non si potranno sfruttare al 100% ma nella migliore delle ipotesi al 50%, quando la quota di equilibrio si trova minimo al 70%. In altre parole, imploriamo il Governo perché ci permetta di continuare vivere. Come ne valuta l’operato nei confronti del settore? Per lunghi periodi siamo stati dimenticati, spesso demonizzati. Pur non essendo il luogo del contagio. Ora però qualcosa sembra muoversi. Che tempistiche prevede per la ripartenza «live»? Per gli artisti italiani ci illudiamo entro fine anno, per gli internazionali 2022 inoltrato. All’aperto forse sarà meno complicato, immagino un’estate simile alla precedente. Nel mentre, che ne sarà degli «addetti ai lavori»? A dicembre il 27% dei lavoratori avevano cambiato strada. Suppongo che questo dato sia ulteriormente peggiorato. Per chi ha mansioni specifiche vista la crisi non è facile cambiare impiego e ripensare la propria vita. Tantomeno, per ovvi motivi, reinventarsi all’estero. Lo streaming è stato e potrà essere un’alternativa efficace? Per niente. Giusto uno spreco di energie e risorse, un surrogato che ha mostrato l’incapacità di soddisfare una naturale inclinazione umana: il bisogno di socialità. Come cambieranno le modalità di fruizione? Le strutture sapranno interpretare il cambiamento? La sfida è un futuro fatto di teatri aperti. Con rispetto, pudore, silenzio e dignità abbiamo sospeso le nostre attività da dodici interminabili mesi compromettendo oltre che le nostre economie, anche i nostri progetti e quindi la nostra stabilità di spirito. In un lavoro strutturato e condiviso con le autorità competenti vogliamo restituire quanto prima alle comunità gli spazi dell’aggregazione sociale e culturale, riproponendoli anche come luoghi di vita. Spazi idonei per la somministrazione del vaccino. Quale sarà concretamente la formula messa in campo dal Gruppo Zed? L’elemento chiave sarà la modernità: servizi aggiornati come la smaterializzazione dei biglietti e dei pagamenti, gli ingressi per fascia oraria, la prenotazione delle attività e delle necessità in sala. Tecnologia a complemento della tradizione. La cultura ha uno straordinario potere riformante e, in particolare per il nostro Paese, che si identifica nel suo patrimonio artistico, sarà senza dubbio un elemento di traino per la rinascita post pandemica.

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