Violenza sulle donne «Spezzare le catene» con Ombretta Costanzo

di Alessandra Tonizzo
Due gli appuntamenti  in programma questa settimana, nella provincia di Mantova, contro la violenza sulle donneOmbretta Costanzo: scrittrice e insegnante, classe 1951
Due gli appuntamenti in programma questa settimana, nella provincia di Mantova, contro la violenza sulle donneOmbretta Costanzo: scrittrice e insegnante, classe 1951
Due gli appuntamenti  in programma questa settimana, nella provincia di Mantova, contro la violenza sulle donneOmbretta Costanzo: scrittrice e insegnante, classe 1951
Due gli appuntamenti in programma questa settimana, nella provincia di Mantova, contro la violenza sulle donneOmbretta Costanzo: scrittrice e insegnante, classe 1951

Anche a chiamarla come si vuole, resta donna colei che dona. Quella enne in più: il serpente edenico, lì, pronto a mordere il leggiadro tallone – forse già stanco d’un Achille qualsiasi. Ombretta Costanzo sa. Dopo anni d’insegnamento torna al teatro, alle letture sceniche sul femminile vituperato, proprio per narrare in bocca alla biscia che la femme ama anche quel che striscia, che le fa male. Un male cane, azzannante, in verità. Così, nei giorni dedicati all’antibiotico dell’antiviolenza, da scrittrice (tre i romanzi della penna gardesana) spurga canovacci. Gli appuntamenti lungo i bastioni della sua mitologia incubante – sogni, tormenti, farfalle e orchi la popolano – sono due. Mercoledì 23 novembre (ore 20.30 al Supercinema di piazza San Giovanni Paolo II, a Castiglione delle Stiviere) è per «Spezzare le Catene», a cura di Tiziana Confalonieri, con l’associazione «Te se de Castiù», il club «Soroptimist Gridonia Gonzaga» e la compagnia «I semi di melograno». Venerdì 25 novembre (ore 17 alla Casa del Mantegna, in via Acerbi 47 a Mantova; curatela di Confalonieri, con «I semi di melograno») si dedica a «La principessa dev’essere salvata», organizzato dall’associazione internazionale F.L.Y. Project Odv-Volerò – che porta sottobraccio il proprio omonimo libro-testimone, di sopraffazione e libertà donnesche. Qui il reading ombrettiano nato nel 2018 sulla figura di Dalia, scomparsa per mano d’un finto amore, rinasce. Danzando piano, come possono i morti ammazzati, sospinti nel bardo più opaco; alle prime strofe, già, nella «Ballata del fiume che piange», giù, scrosciano sospiri; sapendo che «quell’uomo figlio del male/ aveva affondato il pugnale», lui che «non chiese perdono/ spegnendo le voci del mondo/ scagliando la sposa nel fondo», si resta sospesi al dondolio del rio, così buono così purgante: «Ma il fiume che è pio/ e ascolta la voce di dio/ nel restituire quel corpo/ immobile, pallido, morto/ volle spiegare il suo agire/ e cominciò a dire». Perché la parola salva. Anche da estinti, può qualcosa: colora le coscienze superstiti e fa imparar loro il nero dei gesti irreparabili. Pure quelli verbali (sillabe come strali), che «Spezzare le catene» inanella. È il tema dei soprusi psicologici, messi in scena da sei attori, una cantante e un musico. «La lettura inizia in poesia, con le aspettative d’amore di molte ragazzine, il principe azzurro - racconta Costanzo -; ma le previsioni gioiose si modificano gradualmente verso il dolore e la svalorizzazione». Al passo più tetro sopraggiunge l’incantesimo guaritore, che l’autrice abbina agli strati occulti del sé, maggiormente sotterranei, celati e veritieri: «Nelle fasi del sogno, i "maghi" con il loro verbo salvifico, entrano nel profondo delle donne e accendono la scintilla della consapevolezza. Alla scena del "risveglio", nel buio, mentre tutti dormono, le due figure fatate parlano, sussurrano: ecco allora storie di cambiamento, di coraggio, di forza». Ce n’era bisogno, dopo ingannevoli echi («Un verso che viene da lontano/ di Guido Gozzano/ ricordi di principi azzurri/ di draghi, di spade e di nani/ di mostri, di lupi mannari») e crudi resoconti. Rachele tiene i libri a inutile scudo sul seno gonfio dei tredici anni. Fabiana perde il lavoro dopo la zampata di un cliente al décolleté. Esauste madri abbandonate malmenano i pargoli. Padri superflui scolano il proprio vuoto nelle menti delle figlie. Assistenti sociali, tribunali, insegnanti e, in requiem, parole pie.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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