FRONTE ENERGIA

C'è un tetto al prezzo del gas ma non basta

di Antonio Troise

L’Europa batte finalmente un colpo sul fronte dell’energia. Dopo mesi di estenuanti trattative fra i paesi ostili (guidati dalla Germania), e quelli favorevoli (Italia in testa), arriva il via libera al Price Cap, un tetto al prezzo del gas per evitare le impennate speculative degli ultimi mesi. Non è poco, anche se l’accordo raggiunto è frutto di un compromesso. Basti considerare la soglia decisa a Bruxelles, 180 euro a megawattora, molto più alta del prezzo minimo raggiunto ieri sul mercato, 106 euro, risalito paradossalmente fino a quota 111 dopo la notizia dell’intesa. La Russia, fino a qualche mese fa era principale esportatore di gas nel Vecchio Continente, non l’ha presa affatto bene, minacciando fuoco e fiamme. Segno evidente che il «Price Cap» creerà qualche problema al Paese che ha aperto un conflitto nel cuore dell’Europa. Detto questo, sarebbe sbagliato coltivare facili illusioni. La soglia fissata da Bruxelles è sicuramente inferiore al picco massimo raggiunto dal gas nell’estate scorsa (oltre 375 euro) ma non è sufficiente, da sola, per far invertire la rotta alla corsa delle bollette che pesano su imprese e famiglie. Al massimo potrà evitare nuove fiammate nell’immediato futuro. Senza considerare il fatto che il Price Cap rischia di colpire non solo la Russia ma anche gli altri Paesi esportatori, non certo ostili all’Ue: dalla Norvegia agli Stati Uniti fino all’Algeria. La strada maestra per fare fronte ad un’emergenza ormai globale, con effetti a catena sull’intero sistema economico, resta quella di un politica energetica condivisa e coerente, che porti l’Europa non solo all’indipendenza dalle fornitura di Mosca ma anche ad una diversificazione reale delle fonti di approvvigionamento. Il mercato unico, da questo punto di vista, può agire più efficacemente degli accordi stipulati a livello di singolo Stato, ma va completato con gli investimenti e le riforme che ancora mancano all’appello. Non ultima, la possibilità che l’Europa sia disposta a giocare tutte le sue carte, non escludendo il razionamento dell’energia. Così, per tornare in Italia, non è possibile perdere mesi e mesi per decidere dove realizzare un rigassificatore, in che modo aumentare la produzione di gas o, ancora come rimettere in funzione le centrali a carbone. Più ci avviciniamo all’obiettivo dell’autosufficienza e del controllo della domanda e più il tetto sul prezzo sarà realizzabile ed efficace. L’accordo sul Price Cap è in sostanza solo un primo passo. E sarebbe fortemente sbagliato, oggi, abbassare la guardia sul fronte dell’energia. L’inverno non è affatto finito e, già a partire dalla primavera, dovremo acquistare il gas che manca all’appello per riempire i nostri depositi ed avere scorte a sufficienza. La guerra dell’energia non è per nulla finita.

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