IL PUNTO

Consiglio europeo la spinta di Draghi

di Antonio Troise

Più che un esordio, è un ritorno in grande stile sulla scena europea. Non poteva essere altrimenti per super-Mario Draghi che, dal suo nuovo ufficio di Palazzo Chigi, ha partecipato in video-conferenza al primo vertice europeo dei Capi di Stato. Anche rispetto ai tempi della Bce e della grande crisi dei «subprime», gli argomenti sul tavolo non sono meno incandescenti. A cominciare dall’emergenza Covid e dalla questione più urgente: i vaccini che mancano o scarseggiano. L’Italia non solo ha chiesto un’azione coordinata per programmare al meglio la somministrazione degli antidoti ed evitare al «vecchio continente» una catastrofica «terza ondata». Ma ha sollecitato il pugno di ferro nei confronti delle aziende produttrici, che continuano a fare il bello e il cattivo tempo nella distribuzione delle dosi, non rispettando i tempi delle consegne e soprattutto creando non pochi problemi nella gestione delle vaccinazioni. Come a dire, nessuno sconto. I vaccini sono un tassello cruciale anche di quel passaporto digitale europeo chiesto dalla Germania per controllare gli accessi ed evitare il dilagare del virus. Un fatto, però, è certo: rispetto al passato, anche quello più recente, la presenza di Draghi già oggi dà più voce all’Italia. Basterebbe scorrere l’agenda dei prossimi mesi, che vedono l’Italia alla guida del G7 e del G20. O sarebbe sufficiente fare l’elenco dei colloqui che il premier ha avuto, prima con la Merkel e poi con Macron per avere un’idea esatta del cambio di passo del nostro Paese sulla scena internazionale. Naturalmente, nessuno ha la bacchetta magica né tanto meno si può pensare che il presidente del Consiglio abbia pronte ricette miracolistiche per superare la crisi. Ma è anche vero che la scena è completamente cambiata. Con le risorse messe in campo con il «Recovery fund» l'Europa ha battuto un colpo e ha segnato una netta inversione di tendenza rispetto alla stagione del rigore a tutti i costi. Sarebbe necessario, però, fare un ulteriore passo in avanti, cominciando davvero ad avere una governance europea più forte ed efficace per affrontare le emergenze storiche che abbiamo di fronte. A partire dal Covid, ma senza dimenticare la altre sfide sulle quali sono impegnati i governi europei, dall'emigrazione alla difesa, dai rapporti con gli Stati Uniti fino all'ambiente. Tutti i temi sui quali ora l'Italia potrà incidere un po' di più sulle scelte prese a Bruxelles.

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