Il test elettorale

Conta poco ma Fdi sale ancora

di Antonio Troise

È obiettivamente difficile parlare di un test nazionale. Troppo limitato il perimetro del voto, anche al netto dell'ennesimo flop dell’affluenza, un trend sempre più allarmante. Ma le elezioni che si sono svolte ieri fra il Trentino Alto Adige, Monza e Foggia, consentono al centrodestra di stemperare le tossine del caso Giambruno e dei fuori onda di Striscia la Notizia e al centrosinistra di riflettere ancora sulle opportunità, ma anche i rischi, del cosiddetto campo largo. La riconferma del leghista Maurizio Fugatti a Trento è stata subito accolta positivamente anche nel quartier generale di Fratelli d’Italia, allontanando dall’orizzonte le nubi di una competizione interna fra i partiti della maggioranza per la conquista della leadership. Stesso discorso anche a Monza, dove la vittoria di Adriano Galliani sul candidato unitario del centrosinistra, Marco Cappato, ha riportato il sereno anche nelle fila di Forza Italia, che temeva di finire nel tritacarne delle polemiche interne alla maggioranza e, soprattutto, dei sospetti di Fdi sulla manina che avrebbe ispirato lo scoop di Striscia la Notizia per indebolire Meloni. Pericolo scampato, dal momento che il patron del Monza Calcio si siederà sul seggio liberato da Silvio Berlusconi. 

In realtà non tutto è filato per il verso giusto, e non solo per la sconfitta di Foggia a favore del candidato unitario del centrosinistra. Infatti, se per Fugatti le cose sono andate bene, non così per il voto di lista. Forza Italia si è fermata poco sopra il 2% e nelle provinciali di Bolzano non è arrivata neanche all’1%. Non sono andate bene le cose neanche per la Lega, che in Alto Adige è addirittura crollata dall’11% al 3%. E, quel che conta ancora di più, è stata surclassata da Fratelli d'Italia, salita dal 2,3 al 7,8%, diventando il primo partito tra gli italiani e a un passo da un posto in giunta. Perdono colpi, infine, i popolari della Svp, a favore dei partiti tedeschi di destra, che hanno cavalcato con forza i temi dell'immigrazione. Anche alleandosi con Lega e Fdi, non riescono ad agguantare i 18 seggi necessari per governare. Una sconfitta ammessa anche dal segretario del partito. Sarà difficile, governare. Ma, al di là del governo locale, il risultato di Trento potrebbe creare qualche problema anche nel centrodestra in vista delle prossime competizioni europee, spingendo la Lega di Salvini a marcare ancora di più le sue differenze in seno alla maggioranza per recuperare consensi. Non mancano le spine neanche sull’altro fronte, quello del centrosinistra. Il cosiddetto «campo largo» di tutte le forze che vanno dal Pd ai 5stelle, ha funzionato a Foggia ma è naufragato a Monza, dove la coalizione ha pagato anche per la scelta di un candidato calato da Roma e non espressione del territorio. Il Pd ha invece tenuto nelle provinciali, dove ha raggiunto il 17% a Trento. Mentre i 5stelle si sono fermati all’1,84. Dati che rischiano di aprire nuove fibrillazioni e, probabilmente, anche nuovi dubbi sull’alleanza tra i due principali partiti dell’opposizione.

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