OLTRE LE PAROLE

Difendere le donne: un voto non basta

di Antonio Troise

Il voto è stato unanime. Un miracolo se si pensa alle divisioni che segnano le giornate della politica fra Montecitorio e Palazzo Madama. A mettere tutti d’accordo, stavolta, le iniziative per contrastare la violenza sulle donne. Un segnale importante nell’anno nero dei femminicidi. Alla Camera è passata una mozione carica di impegni per il governo. Non ci sono inasprimenti delle pene, dopo l’adozione del cosiddetto «codice rosso». Ma le richieste sono altrettanto importanti: si va dalla campagna di sensibilizzazione degli uomini a una formazione specifica per forza dell’ordine e magistrati, dalla introduzione nelle scuole di percorsi educativi alla parità fra uomo e donna e all’affettività fino al braccialetto elettronico per gli uomini violenti. Quasi nelle stesse ore, al Senato, scattava il primo via libera alla Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio. Il disegno di legge arriverà in aula già oggi per poi passare a Montecitorio. Due decisioni importanti, magari prese sull’onda emotiva degli ultimi fatti di cronaca. E probabilmente dettate dalla ricorrenza della Giornata nazionale contro la violenza sulle donne prevista per domani, con iniziative nelle principali città italiane. Ma attenzione. Il rischio è che una volta spente le luci «rosse» che illumineranno i Palazzi di molte istituzioni, a cominciare da Palazzo Chigi e le panchine colorate sistemate piazzate in bella mostra in giardini o in altri luoghi pubblici, il tema della violenza di genere torni nel cono d’ombra della quotidianità.
Una sorta di normalizzazione di un'emergenza intollerabile. La rimozione collettiva di uno dei tanti problemi che si trovano nell'agenda della politica e che, dopo le cerimonie d'obbligo, tornano a scendere nella classifica delle priorità, finendo nel dimenticatoio fino al nuovo eclatante caso di cronaca. O all'ennesima indagine che rivela quanto profondo e diffuso, soprattutto fra le mura domestiche, sia il fenomeno delle donne vittime di violenza. Senza neanche arrivare alla sua punta più estrema e drammatica, quella del femminicidio. Dimenticando, giusto per fare qualche esempio, che siamo un Paese dove le «quote rosa» segnano il passo, il tasso di disoccupazione delle donne è intollerabile e la parità di genere (vedi alla voce stipendi) sia tuttora un miraggio. Il problema, insomma, è molto più vasto e complesso di quello che «normalmente» si pensa. Una vera battaglia che si deve, invece, combattere quotidianamente a livello culturale, linguistico ed economico, dando voce e strumenti alle tante donne costrette a vivere in una situazione di disagio e di violenza, spesso alcuna reale protezione da parte di una società dove la parità di genere è ancora una meta lontana. Ben venga, allora, il voto bipartisan di Camera e Senato. Ma a una condizione: che da oggi si cominci davvero a lavorare in maniera costante e continua per dare risposte concrete, senza limitarsi alle parole o agli impegni che quasi sempre, in passato, sono rimasti lettera morta.

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