NO ALLE INGERENZE

Dissipare le ombre russe su Roma

di Federico Guiglia

Non è difficile decifrare il grave attentato a Mosca, né immaginare le pesanti ripercussioni che potrà avere. La bomba che sabato sera ha fatto saltare in aria l’auto guidata dalla giornalista Darya Dugina, uccidendola, appare come un minaccioso messaggio inviato a Vladimir Putin. Perché la donna, trentenne, era figlia di Alexander Dugin, il proprietario della macchina contro cui il crimine era con ogni probabilità rivolto. Non, però, un bersaglio casuale, il padre mancato: lui è, nientemeno, che l’ideologo ultra-nazionalista dalla grande influenza su Putin. Il suo Rasputin, a cui lo si paragona per la barba folta e la retorica capace di catturare anche lo Zar. Dugin è un filosofo della cosiddetta strategia euroasiatica, teorico del tradizionalismo russo e del sovranismo e occultismo di estrema destra. Ha girato anche per l’Italia per diffondere il suo verbo, espresso in italiano e ascoltato da ambienti di opposto populismo. Un uomo da molti oggi considerato artefice della politica di Putin in Ucraina. Ma chi ha messo i micidiali 400 grammi di tritolo sotto la jeep di Dugin? Dalla risposta si potranno valutare le reazioni del governo russo, che saranno comunque durissime. Scontata la prima presa di posizione: «Se la pista ucraina sarà confermata, è terrorismo di Stato», accusa Mosca. Kiev smentisce senza attendere un minuto: «Non siamo uno Stato criminale, come la Federazione russa, e tantomeno uno Stato terrorista». Un botta e risposta fra trame, provocazioni, avvertimenti o forse resa dei conti per il regime di Vladimir Putin. A sei mesi da una guerra insensata. Nell’attesa di scoprire autori e mandanti, ombre russe intanto si diffondono nel nostro Paese, all’indomani dell’invito dell’ex premier, Dmitri Medvedev, agli elettori europei a «punire i governi per la loro stupidità», cioè per essersi schierati contro l’invasione dell’Ucraina. «La Russia vuole condizionarci con ingerenze politiche ed economiche», ha reagito il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza, Adolfo Urso, uno degli uomini di maggiore esperienza e più in vista del partito che punta a vincere le elezioni del 25 settembre, Fratelli d’Italia. È scontro tra i partiti, che si rinfacciano i rapporti con Putin, e sul tema Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giuseppe Conte sono i leader più gettonati dai loro avversari. E arriva un siluro della Pravda, organo di stampa russo, contro Giorgia Meloni («la possibile presidente del Consiglio ha scelto la strada dell’abisso») per il suo atlantismo e appoggio a Kiev sulle orme di Draghi. Spetta ai leader che si sfideranno fra poco più di un mese dimostrare che Roma continuerà a stare dalla parte giusta.  

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