L’EDITORIALE

E la Merkel incorona Draghi in Europa

di Federico Guiglia

La staffetta non poteva essere più simbolica. A Roma, dove tutte le strade della politica anche europea portano, Angela Merkel incorona Mario Draghi come «garante dell’euro» e protagonista di una «stretta collaborazione» fra Germania e Italia, nazione «per la quale il mio amore continuerà». Nell’ultimo viaggio istituzionale, la donna di ferro che per 16 anni è stata il punto di riferimento dei tedeschi e dell’Ue, usa parole chiare per indicare chi, in Europa, potrà essere il successore di fatto. Non servono designazioni: bastano il riconoscimento e la riconoscenza che la cancelliera venuta dal freddo rivolge al nostro presidente del Consiglio per comprendere che i giudizi non sono frutto di stima e affetto pur esistenti e ricambiati, ma della Realpolitik. Archiviata l’era Merkel senza prospettive di stabilità (a Berlino oggi affiorano coalizioni di tutti i colori), le difficoltà anche elettorali di Macron in Francia e l’addio di Johnson con la Brexit pongono Draghi al centro dell’Europa. Lo s’è già visto col G20 straordinario sull’Afghanistan, da lui voluto e promosso il 12 ottobre. Certo, fanno effetto le parti invertite: i tedeschi in balìa dell’incertezza che guardano all’Italia di Draghi come esempio virtuoso. Ma l’investitura di Angela è anche un pungolo per il governo di unità nazionale. Anziché polemizzare a vuoto (ieri Salvini a Palazzo Chigi per chiarimenti), la «Große Koalition» italiana valorizzi la credibilità e l’autorevolezza che gli altri, non solo in Europa, vedono in Draghi.

Suggerimenti