Energia: lo spirito europeo di dissolve

di Antonio Troise

Neanche un’emergenza drammatica come quella energetica, che viviamo quotidianamente sulla nostra pelle (e sulle nostre tasche), riesce a convincere l’Europa a parlare con una lingua sola. Un film già visto, si dirà. La lezione della Storia, da questo punto di vista, avrebbe già dovuto spegnere sul nascere ogni illusione. Probabilmente anche l’ennesimo appello di Mario Draghi su una posizione unitaria per fare fronte comune contro l’aumento indiscriminato del prezzo del gas, sarà destinato a cadere nel vuoto, nonostante sia condiviso da oltre la metà degli Stati membri (15 su 27). Il disco rosso fatto scattare da Olanda e Germania ha già messo una pesante ipoteca sui risultati del vertice dei leader riuniti a Bruxelles. Eppure la situazione è già arrivata al limite. Se non oltre. L’emergenza sta travolgendo tutto e tutti. Tanto che le cosiddette multiutility, vale a dire le imprese distributrici di luce e gas, sono arrivate a sfidare il decreto Aiuti bis, varato dal governo proprio con l’obiettivo di calmierare le bollette. Con le attuali quotazioni del gas, hanno fatto sapere, chiuderanno i bilanci in perdita. Certo, nessuno vuole giustificare le pratiche scorrette ai danni dei consumatori già finite nel mirino dell’Antitrust. 

Quattro aziende sono già a rischio sanzioni. Altre 25 saranno «attenzionate» nei prossimi giorni. Ma il problema è a monte. Occorrerebbe, infatti, un piano complessivo, naturalmente sovranazionale, in grado di frenare alla radice l’impennata dei prezzi, anche al netto di quello che sta succedendo in Ucraina. Per ora, invece, sembra che l’Europa abbia imboccato una strada completamente diversa, con ogni Paese pronto soprattutto a difendere gli interessi nazionali. È successo con la Germania, ad esempio, che con i conti più solidi e un debito pubblico inferiore a quello italiano, ha deciso di varare un maxi pacchetto di aiuti da 200 miliardi per aiutare imprese e famiglie a superare l’inverno e, soprattutto, a contrastare i rincari delle bollette. Una dote che Paesi come l’Italia oggi non possono permettersi. Certo, qualcosa dal vertice europeo sicuramente verrà fuori: la centrale di acquisto unica per il gas (più o meno quello che è successo per i vaccini anti-Covid), il tetto «dinamico» alle quotazioni fino al «patto di solidarietà» fra i Paesi in caso di problemi di approvvigionamento. Sempre meglio che niente, si dirà. Ma oggi serve davvero un cambio di marcia. Non a caso, ieri le quotazioni del gas sono di nuovo schizzate alle stelle dopo il no del cancelliere tedesco Scholz al tetto sul prezzo. Gli alibi sono davvero finiti. Senza un piano di azione condiviso che trovi poi pratica attuazione a livello dei singoli governi, tutti i Paesi, anche la Germania e l’Olanda, rischiano di essere travolti prima da una crisi sociale e poi dalla recessione. Facendo, alla fine, un favore ai soliti noti, quelli che alimentano la grande speculazione internazionale facendo affari lucrosi all’ombra dell’emergenza.

Suggerimenti