NO AI REFERENDUM

Fine vita e droga parlamento alla prova

Prima il no sull'eutanasia e, ora, quello sul consumo della cannabis o, più in generale, delle droghe leggere. La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili i due quesiti referendari con un ragionamento che, dal punto di vista squisitamente giuridico e costituzionale, non fa una piega. Il risultato, però, è che le decisioni avranno l'effetto, sicuramente non voluto dai giudici della Consulta, di alimentare quella zona grigia e opaca in cui continueranno a galleggiare problemi ineludibili e che toccano la coscienza di tutti. Sarà così per l'eutanasia, condannata eticamente ma praticata, in maniera più o meno illegale e senza regole, fra la pietà umana, il dolore e gli interessi di chi potrebbe speculare su questi drammi. E sarà così anche per il consumo di droghe leggere, dove in gioco non c'è solo la salute ma anche un business che alimenta la criminalità organizzata. Abbiamo ancora tutti, nella memoria, le immagini di dicembre scorso, quando in un'Aula del Parlamento, praticamente deserta, si sarebbe dovuto decidere il destino della legge per l'eutanasia. Gli scranni vuoti e quel silenzio irreale sono forse l'immagine più forte ed emblematica dei motivi che hanno portato sul tavolo della Suprema Corte i quesiti referendari. Nessuno, naturalmente, può o vuole mettere in discussione la legittimità e l'importanza del voto. Il popolo è sovrano. Ma, come ha spiegato sottilmente il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, se dall'ordine del giorno dei lavori parlamentari escono fuori temi così importanti, che toccano  da vicino i valori del vivere civile, si rischia una deriva pericolosa che può alimentare «dissensi corrosivi della tensione sociale». Da questo punto di vista, i due «no» della Consulta, sono monito rivolto alla classe politica. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva già chiesto al Parlamento uno scatto di nervi per affrontare le questioni più urgenti sul tappeto, con etica, rigore, senso dello Stato, responsabilità e, soprattutto, abbandono delle logiche di appartenenza in nome dell'interesse generale. Parole pronunciate all'indomani della sua rielezione dettata dall'incapacità dei Partiti di trovare un'intesa sul suo successore. I temi etici potrebbero diventare il banco di prova di una Politica che riesce ad alzare la testa, a battere un colpo su temi decisivi per il Paese reale e dimostrare che la sua crisi non è irreversibile.

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