I VERTICI SUL CLIMA

Foresta in salvo ma i grandi restano divisi

di Antonio Troise

Miracoli non ce ne sono stati. È inutile farsi illusioni: il G20 di Roma e il vertice Cop26 di Glasgow non sono riusciti nella missione, praticamente impossibile, di mettere d’accordo tutti sull’obiettivo comune di salvare il pianeta. Tra i sogni e la realtà la distanza è abissale. Ieri la Cina ha annunciato che aumenterà la produzione di carbone. Per non parlare dell’India che ha già spostato al 2070 la data per raggiungere l’obiettivo «zero emissioni». Ma anche fra i Paesi occidentali è prevalsa la linea della prudenza, almeno sulle scadenze. La verità è che la transizione ecologica ha prezzi elevatissimi. L’addio al diesel e la conversione delle auto verso l’elettrico costerà, ad esempio, non solo miliardi di investimenti ma anche milioni di posti di lavoro. Che non si sa come e quando saranno recuperati. Le ragioni dell’economia continueranno per un bel pezzo a prevalere su quelle, altrettanto importanti, della salute del pianeta. Ma sarebbe ingeneroso parlare del G20 romano come di un flop. Al netto del successo di Mario Draghi per aver riportato l’Italia al centro della scena internazionale, il summit forse non poteva dare di più, considerate le assenze di Russia e Cina e gli scenari post-pandemia. E lo stesso può dirsi di Glasgow, dove è stato deciso uno stanziamento di 19,2 miliardi di dollari per fermare la distruzione delle foreste. Dai vertici non sono arrivate soluzioni per tutti i problemi ma sono stati fatti sicuramente passi in avanti. Magari insufficienti. Ma le marce cominciano così. Speriamo che il traguardo non arrivi troppo tardi.

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