SFIDA D'AUTUNNO

Giù il gas ma vietato abbassare la guardia

La buona notizia è che il prezzo del gas è tornato sotto i cento dollari. La cattiva è che, per famiglie e imprese, la stangata non è scongiurata. Anzi, se l'inverno avrà molti giorni di gelo, non solo le quotazioni riprenderanno a salire, ma non è escluso neanche un razionamento dell'energia. Inulte farsi illusioni: l'emergenza continua. La frenata registrata ieri alla Borsa di Amsterdam, il mercato di riferimento del gas, con le quotazioni che hanno perso il 12% del loro valore. Merito, si fa per dire, dell'accorta politica dei governi europei che hanno accumulato scorte per tutta l'estate fino a far salire il livello degli stoccaggi ben oltre la soglia minima del 90%. Anche il cima, per la verità, ci sta dando un robusto aiuto, con un ottobre che sta registrando temperature superiori alla media. Una sorta di posticipo dell'estate. Che potrebbe anche portare a una riduzione dei costi. Ma sarebbe davvero un grave errore abbassare la guardia. Anche perché, nel corso delle prossime settimane, arriveranno a scadenza anche le massicce misure previste dall'esecutivo Draghi a favore delle famiglie e delle imprese. Proprio per questo il dossier bollette è in cima all'agenda dei cento giorni del nuovo governo guidato da Giorgia Meloni. E, non a caso, proprio per evitare salti nel buio e garantire una continuità nella gestione dell'emergenza, la nuova premier ha deciso di nominare l'ex ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, suo «advisor» per i temi energetici. Un fatto è, però, certo: l'Europa non è ancora riuscita a fare fronte comune per fronteggiare la difficile crisi del gas. Le misure decise nell'ultimo vertice dei capi di Stato saranno pure importanti, come ha sottolineato lo stesso Draghi, ma avranno bisogno di tempi più o meno lunghi per essere attuati. Considerando, inoltre, le divisioni di vedute fra i Paese, è lecito aspettarsi qualche brutta sorpresa in accordi dove il «diavolo» si nasconde proprio nei dettagli. La conclusione è che l'Italia dovrà affrontare da sola il picco dell'emergenza e, soprattutto, mettere subito in atto tutti gli interventi necessari per evitare l'ennesimo shock per famiglie e imprese. La dote a disposizione, prima ancora di varare la prossima finanziaria, si attesta fra i 10 e i 20 miliardi di euro. Quasi sicuramente sarà rifinanziato non solo il taglio delle accise sui carburanti, ma anche l'azzeramento degli oneri che pesano sulle bollette e il credito di imposta per le imprese. Per mettere davvero in sicurezza l'inverno, però, occorre una strategia più articolata, che diversifichi sempre di più il nostro mix produttivo e che punti con maggiore decisione sul risparmio energetico. Tutti obiettivi che richiedono, da parte tutti i soggetti coinvolti, un nuovo e più forte senso di responsabilità. Anche quando, ad esempio, bisogna prendere scelte «impopolari», come la realizzazione dei due rigassificatori a Piombino e Ravenna, impianti che possono anche non piacere ai singoli Comuni ma che sono essenziali per l'intera collettività. Sarà proprio l'energia, insomma, il primo vero banco di prova del nuovo governo.

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