Governo in cantiere. Esame al Colle

di Federico Guiglia

Da oggi, con l’inizio delle consultazioni al Quirinale, la festa è finita per tutti. Ora la coalizione di destra-centro che ha vinto le elezioni dovrà assicurare al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non solo che potrà ottenere la fiducia del Parlamento, ma anche che sarà in grado di rispettare gli impegni nazionali e internazionali presi dall’Italia di Mario Draghi dopo due anni di una situazione economica, energetica, bellica e sanitaria senza precedenti. Anche per l’opposizione di sinistra-centro, divisa in tre tronconi, si prospetta il tempo della responsabilità: controllo e controcanto all’operato del governo, accompagnandone, però, il percorso se e quando sarà in ballo l’interesse nazionale. Per la maggioranza la sfida comincia in salita, avendo scoperto che il principale leader dell’opposizione ce l’ha in casa e non fuori. Si chiama Silvio Berlusconi.

È lui che con gli audio delle sue imbarazzanti dichiarazioni sull'amico ritrovato, Vladimir Putin, e delle critiche al presidente dell'Ucraina, Zelensky, rischia di indebolire la posizione del Paese proprio nel momento in cui Giorgia Meloni è chiamata a rafforzarla. «Chi non condivide l'atlantismo è fuori dal governo, a costo di non farlo», ammonisce la presidente del Consiglio «annunciata». Se la Meloni sarà incaricata dal Quirinale, come tutto lascia supporre, la sua lista di ministri proposti, e la cui nomina spetta al capo dello Stato, dovrà risultare irreprensibile per le personalità scelte e la linea da seguire. Le aspettative degli italiani sono tanto alte quanto la gravità dei problemi da affrontare. Come salvare le famiglie e le imprese dal caro energia. Come proseguire nell'attuazione e completare il piano di ripresa per rinnovare il Paese e rilanciare economia e lavoro. Come impegnarsi in Europa e con gli Usa per arrivare a una pace giusta, ossia accettata dall'Ucraina aggredita. Sono questioni «da far tremare le vene ai polsi», come ha detto Meloni. Ma la prima donna che si appresta a entrare a Palazzo Chigi può contare su due circostanze: la novità che rappresenta, cioè la ragione del suo successo elettorale. E la «luna di miele» che in genere gli italiani accordano al governo appena nato. Facile immaginare che Mattarella chiederà a Meloni di non sprecare la partenza col vento a favore e di prendere le decisioni senza farsi trascinare nelle solite beghe, specie nella sua coalizione, a fronte del dovere di guidare l'Italia forse nella fase più incerta e insidiosa della storia repubblicana.

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